Michael Schumacher compie cinquant’anni, data di nascita 3 gennaio 1969. Un traguardo, purtroppo, doloroso per un uomo che dall’automobilismo ha avuto tutto tranne gravi incidenti. E che, invece, le vicissitudini della vita da “pensionato” hanno portato al gravissimo incidente di cinque anni fa sulle nevi francesi di Meribel dove Michael si trovava con la famiglia e con gli amici per trascorrere le vacanze natalizie nel suo chalet ’Les Brames’.
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Schumacher, quel del 29 dicembre 2013 partì per la consueta uscita mattutina insieme al figlio Mick e ad alcuni amici. Sciatore esperto e perfetto conoscitore di quelle piste, frequentate da anni ormai, Schumi scese lungo la Chamois, una pista rossa. A questo punto, il gruppo decise di percorrere La Biche, una pista blu che si trova a pochi metri di distanza e che è separata da un tratto non segnalato. Ed è qui che avviene la tragica caduta mentre il sette volte campione del mondo viaggia a velocità piuttosto bassa. Non s’accorge di un masso nascosto dalla neve fresca, cade e batte la testa su un altro masso. Il caschetto che Schumi ha in testa non basta, all’Ospedale universitario di Grenoble giunge in coma, subisce un intervento neurochirurgico.
Da allora, la sua portavoce, Sabine Kehm, ha alzato attorno a Michael una cortina d’acciaio, nessuno può visitarlo tranne Jean Todt, che alla Ferrari fu il suo mentore. Si sussurra che al capezzale dell’ex pilota sia ammesso anche Luca Badoer, che era il collaudatore delle vetture con cui conquistò il mondiale. Ma anche questo “sussurro” è piuttosto misterioso. Sulle condizioni di Schumi c’è il riserbo più assoluto, solo qualche giorno fa Jean Todt ha ammesso: “In realtà, sono sempre cauto quando dico qualcosa, ma è vero che ho visto il Gran Premio del Brasile 2018 in Svizzera con Michael Schumacher“. “Michael non si arrende”, è stata la frase più bella della moglie Corinne in occasione delle vacanze di Natale, quando si seppe che Schumi si alimentava normalmente e non era più costretto a letto.
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Io ero a Suzuka, quell’ 8 ottobre 2000 in cui Michael il terzo titolo mondiale della sua carriera, il primo della Ferrari dopo quello di Jody Scheckter, conquistato 21 anni prima. Fu una gara memorabile, perché il duello con Mika Hakkinen, alfiere della McLaren, durò tutta la gara con un sorpasso e risorpasso effettuato da Schumi, grazie anche alla strategia di Ross Brawn e a un rifornimento lampo di gomme e benzina durato sei secondi. Fu una giornata memorabile, in cui anche la moglie Corinne visse al box momenti di trepidazione lasciandosi poi andare in una breve, e felice, intervista al Corriere della Sera.
Da quel giorno di Suzuka, per la Ferrari e Schumacher furono solo cavalcate vittoriose che cancellarono, dalla mente dei tifosi, lo sgarbo fatto a Jacques Villeneuve nel Gp di Jerez de la Frontera, quando Michael speronò di proposito il figlio di Gilles e la federazione gli tolse tutti i punti conquistati nel mondiale 1997.
Ma quanto fosse prezioso Michael Schumacher per la Ferrari me lo ha rivelato, qualche settimana fa, Gigi Mazzola, ingegnere capo dei test Ferrari negli anni d’oro. La Ferrari stava sperimentando sul circuito del Paul Ricard, a Le Castellet, un certo tipo di servosterzo elettronico e i tecnici dopo le prove al banco avevano raccomandato di fare attenzione per alcuni giri perché il sistema, essendo fresco di realizzazione, poteva bloccarsi improvvisamente per il mal funzionamento di qualche sensore e, di conseguenza, risultare molto pericoloso. Mazzola avvisò Schumacher del fatto, raccomandandogli di stare calmo per qualche giro, soprattutto nelle curve lente dove il controsterzo era più accentuato. Michael fece un paio di giri studiando la macchina, fece altri due giri forzando l’andatura nelle curve veloci dove si doveva controsterzare molto poco. Poi capì che il sistema funzionava perfettamente, bilanciando le controsterzate fra curve lente e curve veloci, e batté il record della pista. In Ferrari, nessuno come lui, neppure Niki Lauda, sapeva dare le risposte che i tecnici cercavano ogni volta che facevano un test. Ed erano risposte che, poi, la gara confermava puntualmente.
Oggi, il cognome Schumacher è portato sulle piste dal figlio Mick, che a marzo compirà vent’anni. Siccome buon sangue non mente, Mick ha vinto il campionato 2018 di formula 3. “Mio padre è il mio idolo e il mio modello”, ha sempre detto Mick che parteciperà nel 2019 alla GP2 ma che sembra non nascondere troppo l’obiettivo principale della sua carriera: guidare una Ferrari nel 2020. Nel nome del padre.
VIDEO L’omaggio della Formula 1: Michael Schumacher in One Word
91 victories, seven world titles, and just one word to describe him…
Some of those that know Michael @schumacher best sum up the legend in just a single word. What word would you use?#KeepFightingMichael #Michael50 pic.twitter.com/pkAjK5nGIR
— Formula 1 (@F1) 3 gennaio 2019