È un anno di molte novità per la formula 1 che comincia il proprio cammino domenica 17 marzo a Melbourne con il GP d’Australia, festeggiando i settant’anni di attività. Novità che, a mio personale giudizio, daranno al mondiale parecchie situazioni affascinanti ed emozionanti. Sia per i cambi tecnici sulle monoposto, con soluzioni nuove che riguardano anche le gomme Pirelli, sia per le nuove situazioni che si sono venute a creare nelle squadre che hanno cambiato motore o piloti.
La principale di queste novità riguarda la soluzione sportiva, poiché la federazione internazionale ha deciso che dal GP d’ Australia, il pilota che otterrà il miglior tempo sul giro in gara avrà un punto in classifica a patto che nell’ordine di arrivo sia poi compreso fra i primi dieci.
Poi le soluzioni tecniche riguardanti le monoposto. La lunghezza massima della monoposto è stata portata a 4035 mm dai 3910 mm della stagione scorsa: una conseguenza dell’allungamento della monoposto è la maggiore estensione dei piloni di sostegno che compongono l’ala posteriore, più larga e quindi interessata a una maggiore quantità di flusso. Mentre l’ala anteriore che la federazione internazionale ha voluto più piatta, avrà il compito di dare una maggiore deportanza. Con tutti questi cambiamenti tecnici la monoposto dovrebbero consentire sorpassi più veloci.
I motori a disposizione di ogni pilota per tutta la stagione saranno tre. E questo mi lascia perplesso, perché la decisione è stata presa in base a un concetto, molto labile, di risparmio economico. Perché una casa automobilistica che fabbrica motori, per la sua squadra di F.1 o per i clienti, deve essere limitata in quella che è la specialità più affascinante delle corse automobilistiche, e cioè la potenza dei motori? Il risultato non è certo un risparmio, perché per avere motori che riescano a durare un’intera stagione, la fabbrica dovrà effettuare una montagna di test ai banchi prova onde limitare un po’ la potenza a vantaggio dell’affidabilità. Mercedes, Ferrari, Honda, Renault per avere motori buoni per una stagione debbono buttarne al macero una settantina, quelli utilizzati ai banchi. E questo non comporta certo un risparmio di soldi.
Grosse novità anche per i team. La Mercedes, campione del mondo, è rimasta con la stessa struttura tecnica di squadra e con la stessa coppia di piloti. Nel test di Barcellona si è nascosta un po’, come del resto fece l’anno scorso, ma poi la squadra tedesca si impose con Lewis Hamilton che, quest’anno, tenta di superare, per quel che riguarda i titoli mondiali, i cinque di Juan Manuel Fangio.
La Ferrari ha rivoluzionato il suo organico di squadra. Dal team principal, via Maurizio Arrivabene e poltrona a Mattia Binotto, un ingegnere cresciuto in casa, dalle grandi capacità tecniche. Ai piloti, con Charles Leclerc che ha preso il posto di Kimi Raikkonen passato alla Sauber Alfa Romeo insieme ad Antonio Giovinazzi che segna il ritorno di un pilota italiano in formula 1. Giovinazzi, che è pilota molto veloce, potrà fare molto bene sotto l’ala di Raikkonen se da questa prima esperienza deciderà di trarre insegnamenti e, quindi, esperienza senza ascoltare consiglieri esterni che, già qualche tempo fa, gli hanno fatto sbagliare l’approccio in formula 1. Perché Giovinazzi ha tutte le carte in regola per diventare un ottimo pilota e poter aspirare, in futuro, al volante di una Ferrari.
Ferrari che vedrà anche un bellissimo duello fra Sebastian Vettel e Leclerc nell’ambito, come ha spiegato Binotto ai due piloti, del supremo interesse della Ferrari.
Dai test preliminari di Barcellona è emersa una ottima Red Bull, che dopo l’addio di Daniel Ricciardo, passato alla Renault, ha trasferito dalla Toro Rosso alla prima squadra il francese Pierre Gasly, ex campione del mondo di GP2 proprio davanti a Giovinazzi. Nella seconda parte del 2018, la Red Bull mise in mostra il miglior telaio della F1, consentendo a Max Verstappen di chiuderla con cinque podi consecutivi.
Nel mondiale che sta per cominciare la Red Bull dovrà affrontare le incognite relative alla nuova motorizzazione Honda. La marca giapponese, con la McLaren, ha avuto una marea di problemi che hanno messo in sott’ordine una delle scuderie più prestigiose della formula 1. A Barcellona, il motore Honda ha mostrato velocità sui rettilinei ma bisognosa ancora di uno step importante per diventare vera antagonista di Mercedes e Ferrari. Se Verstappen e Gasly riusciranno a renderla competitiva potremo assistere a una stagione super, anche e soprattutto per i duelli fra piloti.
Dietro le grandi squadre che lotteranno, secondo me, per i gradini del podio, ci sarà una grande lotta per le posizioni immediatamente sotto. In lizza ci sono praticamente tutti. In primo luogo Renault con il top driver Daniel Ricciardo e un velocissimo Nico Hulkenberg. Quindi la Sauber Alfa Romeo, soprattutto quest’ultima che ha i motori Ferrari e un team tecnico comandato da Simone Resta, l’uomo del ritorno alla competitività della rossa negli ultimi anni, che può contare sull’esperienza di un ex campione del mondo molto veloce, Kimi Raikkonen. E poi Haas (con motori Ferrari), Renault, Racing Point (la ex Force India, con motori Mercedes), McLaren (motore Renault) e Toro Rosso (motore Honda).
Debutteranno in formula 1 il thailandese Alexander Albon, che farà coppia con il russo Danil Kvyat sulla Toro Rosso; l’inglese Lando Norris che salirà sulla McLaren a far coppia con Carlos Sainz jr; e l’altro inglese George Russel, campione mondiale della formula 2 che farà coppia, sulla Williams diretta da Claire, la figlia del costruttore britannico, con il polacco Robert Kubica. Che, a 34 anni, è il non debuttante più debuttante fra tutti i giovani piloti: torna a un mondiale dopo nove anni, seguiti all’incidente in un rally che nel 2011 lo costrinse a una forzata inattività quando stava salendo i gradini di una grande carriera. A lui il compito di riportare in alto la Williams che in 706 gran premi di sputati ha vinto 9 titoli mondiali costruttori, seconda nella graduatoria comandata dalla Ferrari con 16 in 970 gran premi. Classifica che al terzo posto vede la McLaren, con 8 titoli costruttori in 842 gran premi davanti alla Mercedes con 5 titoli conquistati in 190 gran premi.
Il tabellone
Mercedes: 44 Lewis Hamilton, 77 Valtteri Bottas
Ferrari: 5 Sebastian Vettel, 16 Charles Leclerc
Red Bull-Honda: 10 Pierre Gasly, 33 Max Verstappen
Renault: 3 Daniel Ricciardo, 27 Nico Hulkenberg
Haas-Ferrari: 8 Romain Grosjean, 20 Kevin Magnussen
McLaren-Renault: 4 Lando Norris, 55 Carlos Sainz
Racing Point-Mercedes: 11 Sergio Perez, 18 Lance Stroll
Sauber-Ferrari: 7 Kimi Raikkonen, 99 Antonio Giovinazzi
Toro Rosso-Honda: 26 Daniil Kvyat, Alexander Albon*
Williams-Mercedes: 63 George Russell, 88 Robert Kubica