Tutto come previsto sin dalla prima giornata di prove libere e dalla qualificazione dove Ricciardo ha beffato Max Verstappen suo compagno di squadra con una splendida pole. L’olandese si è poi vendicato, con una partenza fulminea in gara, prendendo il comando e non lasciandolo (se non virtualmente per i pit stop) mai per tutta la gara mentre il povero Ricciardo in difficoltà con al sua Red Bull alla fine si è dovuto ritirare col motore a pezzi quando ancora era in lizza per il podio.
Tutto previsto, quindi in Messico. Anche il quinto titolo mondiale di Lewis Hamilton sul quale la Ferrari avrà molto da recriminare per propria colpa, cumulativa fra Vettel e il team. Un Vettel che sull’alto circuito dedicato ai compianti piloti-fratelli Pedro e Ricardo Rodriguez non ha commesso errori e ha condotto una gara all’insegna dell’attacco. È giunto secondo, non ha mai potuto insidiare Verstappen ma i suoi sorpassi su Ricciardo e Hamilton, oltre alla partenza della gara, sono stati le unica azioni che mi hanno procurato un po’ d’emozione in un GP piuttosto noioso.
Hamilton ha saggiamente badato al sodo. Si è trovato con qualche difficoltà alle gomme anteriori, ha gestito la monoposto senza cercare forzature né avventure quando Raikkonen gli arrivato dietro a togliergli il podio. E non ha fatto quasi caso che con altri due giri da percorrere Verstappen lo avrebbe doppiato. Hamilton non ha commesso, insomma, lo stesso errore commesso da Alonso e dalla Ferrari ad Abu Dhabi nel 2010 quando, in posizione sicura al quarto posto per vincere il mondiale, il team ha richiamato lo spagnolo per un cambio gomme non necessario facendogli perdere la giusta posizione e relegandolo al settimo posto per via dell’impossibilità, dopo il pit stop, di superare la Renault del russo Petrov.
Lewis Hamilton ha eguagliato i cinque titoli di Juan Manuel Fangio, il più grande pilota degli Anni Cinquanta. Mi è stato proposto il quesito: quali valgono di più? Ho risposto come non sia possibile fare una comparazione fra due epoche così diverse. In primo luogo perché ai tempi dei suoi cinque titoli Fangio li conquistò dal 1950 al 1957 quando si correvano 8, 9 e anche 7 gran premi per stagione di cui lui ne disputò 51. Mentre i gran premi disputati da Hamilton per vincere i suoi titoli mondiali sono stati, in dodici stagioni, 227. Tuttavia c’è da rimarcare che Hamilton ha corso con monoposto tecnologicamente tanto avanzate in fatto di sicurezza da garantire di uscire illesi anche in scontri con le protezioni delle piste piuttosto violenti. Mentre Fangio correva con macchine pericolose, in cui il pilota era per metà fuori dell’abitacolo: e se finivi fuori pista o contro un guard rail era frequente anche la morte.
Quindi il valore delle due serie di titoli di Fangio e Hamilton è uguale. Come è uguale la loro posizione nell’albo d’oro della formula 1. C’è, però una differenza: Lewis Hamilton, visto che continuerà a correre, potrebbe anche superare Fangio. Ma questo è il futuro.
Futuro che, a mio parere, vedrà grandi duelli fra giovani piloti. In special modo fra l’ormai collaudato alla vittoria Max Verstappen e il ventunenne Charles Leclerc che dall’anno prossimo correrà con la Ferrari e che domenica in Messico ha disputato una gara all’insegna della saggezza arrivando settimo, ma dimostrando doti di grinta non comuni. Potranno puntare ( e forse lo farà prima l’olandese del monegasco) al titolo mondiale a patto che Red Bull e Ferrari possano competere alla pari con la Mercedes. E se, il discorso vale solo per Leclerc, alla Ferrari non si penserà soltanto a Sebastian Vettel.