Il presidente della Ferrari, John Elkann, ha confermato Maurizio Arrivabene alla guida della Gestione Sportiva per il 2019. Lo ha annunciato ad Amsterdam, nell’assemblea dei soci che ha ratificato la nomina di Louis Camilleri ad amministratore delegato.
«Arrivabene ha una grande responsabilità, è sostenuto, e fa parte, così come tutti i piloti e tutti quelli che lavorano in Ferrari di un’unica squadra – ha dichiarato il presidente – La priorità è quella di portare avanti lo spirito di Enzo Ferrari, mancato 30 anni fa. Quello spirito di squadra con cui andiamo verso un futuro da costruire e che sarà all’altezza del nostro glorioso passato». Parole che indicano come la fiducia sia legata ai risultati futuri, soprattutto legata al titolo mondiale che manda da undici stagioni.
Alla Ferrari si era pensato di affidare la Gestione Sportiva a Mattia Binotto, attuale direttore tecnico della Scuderia. Un po’ come tornare ai tempi antichi, quelli di Mauro Forghieri direttore tecnico e responsabile della squadra corse di Maranello. Poi l’ipotesi è stata abbandonata, perché dando a Binotto una responsabilità globale si sarebbe corso il rischio di distoglierlo da quella continuità tecnica che necessita al team che deve portare avanti lo sviluppo della monoposto.
Elkann, almeno ufficialmente, non ha parlato di Charles Leclerc il cui ingaggio per il 2019 era stato annunciato dopo Monza contestualmente al passaggio di Kimi Raikkonen alla Sauber Alfa Romeo insieme all’italiano Antonio Giovinazzi. Se il mondiale si concluderà ad Austin, domenica, la Ferrari farebbe bene ad attuare lo scambio di piloti già dal GP del Messico del 28 ottobre. Otterrebbe il vantaggio di mettere già a contatto i piloti con le monoposto (Leclerc in realtà ha effettuato con la Ferrari i test dopo il GP di Budapest 2017) in modo che conoscano a fondo i rispettivi team con cui dovranno lavorare.
Infine, ho qualche perplessità sulla frase detta recentemente da Maurizio Arrivabene, “prima o poi Vettel con la Ferrari vincerà il titolo mondiale”. Non vorrei che si commettesse l’errore di considerare, da subito, Leclerc come il valletto del tedesco, come ad esempio fu per Barrichello nei confronti di Schumacher. In primo luogo perché se Leclerc dimostrerà di essere più veloce di Vettel dovrà avere lo stesso materiale che avrà il tedesco. E poi, soprattutto perché Vettel non è certo Schumacher.