Concorezzo – «Io non ho palpeggiato nessuno, sono stato denunciato solo perché avevo avuto un diverbio con i ragazzi, sfociato in una aggressione nei miei confronti». I giudici, però, non hanno creduto al trentunenne G.D., condannato mercoledì dal tribunale di Monza a tre anni e mezzo di reclusione, con l’accusa di violenza sessuale, per aver toccato nelle parti intime un ragazzo adolescente. La parte offesa è un giovane che, all’epoca dei fatti, aveva 15 anni. Il reato contestato risale al 2006, quando l’imputato, che lavorava nell’ambito delle pubbliche relazioni, era entrato a contatto con la comitiva di minorenni, oltre che con il comune di Concorezzo, dove si era proposto come organizzatore in un paio di feste riservate proprio agli adolescenti del paese.
Proprio grazie all’organizzazione di questi momenti di intrattenimento e svago, era entrato un po’ più in confidenza con il gruppo di ragazzi. Il suo interesse verso questi giovani, presto si sarebbe trasformato in attenzioni morbose. Secondo informazioni raccolte all’epoca dai servizi sociali del comune, ci sarebbero stati più episodi di palpeggiamenti. Davanti al tribunale, tuttavia, l’uomo ha dovuto rispondere di un solo caso. A presentare la denuncia nel 2006 erano stati i genitori del quindicenne, a cui il figlio aveva raccontato di palpeggiamenti subiti dall’uomo. Il caso era approdato negli uffici della procura di Monza. Il pm Alesssandro Pepè, specializzato in reati sessuali, aveva già sentito tutti gli appartenenti della comitiva, solita ritrovarsi nel centro di Concorezzo, in fase di indagini preliminari. Il grosso dei sospetti nei confronti dell’uomo non aveva trovato conferma, ad eccezione del singolo caso, che in ragazzo ha riconfermato in aula davanti al collegio presieduto dal giudice Italo Ghitti.
Mercoledì, dunque, la sentenza, arrivata dopo aver sentito la versione dell’imputato. Quest’ultimo ha detto di avere avuto una discussione dopo che aveva rivolto un rimprovero ai ragazzi per un comportamento che riteneva sbagliato. A quel punto sarebbe stato aggredito fisicamente. Nel timore che lui potesse denunciarli, allora, i giovani si sarebbero inventati nei suoi confronti quelle accuse, che a detta sua sono completamente prive di ogni fondamento. Dopo aver sentito l’imputato, le parti sono state invitate a formulare le conclusioni. Il tribunale, alla fine, ha accolto in pieno le richieste di condanna avanzate dal pm Vincenzo Fiorillo, che sostituiva il collega Pepè.
f. ber.