Calendario 2023 del Parco Valle Lambro: tra territorio e letteratura

Diventato una vera tradizione, tra territorio, letteratura e fotografia, è disponibile gratuitamente.
Gennaio – foto di Rodolfo Zardoni

Il calendario del Parco Valle Lambro è diventato, ormai, una vera e propria tradizione. I brianzoli non rinunciano ad averne una copia in casa. E’ gratuito e disponibile presso gli uffici dell’Ente in via Vittorio Veneto 19 a Triuggio nei seguenti orari: lunedì, mercoledì e venerdì dalle 10,00 alle 17,00; martedì e giovedì dalle 15,00 alle 17,00; per il ritiro di più copie è sufficiente inviare una email a eventi@parcovallelambro.it o telefonare allo 0362 970961.

Il calendario mette ancora al centro la natura del nostro territorio con lo scopo di sensibilizzare i cittadini alla consapevolezza del suo straordinario valore di cui siamo tutti custodi e primi a beneficiarne. L’edizione 2023, patrocinata dal Consiglio di Regione Lombardia, dal Parco letterario Regina Margherita e Parco Valle Lambro, si è realizzata in collaborazione con il liceo artistico statale Modigliani, Demetra e La Casa della Poesia di Monza, che ne ha curato i testi.

Il poeta dialettale milanese Domenico Balestrieri, figura centrale fra i poeti del Settecento, conosceva molto bene il parco di Monza e la nostra Brianza. Frequentò, con Giuseppe Parini e Giuseppe Pozzobonelli, la Villa Mirabello nel parco di Monza, allora cenacolo di poeti e letterati e residenza del cardinale Angelo Maria Durini, e ci ha lasciato tante preziose testimonianze che descrivono la bellezza dei nostri luoghi: “di qua monti e colline fanno la loro figura dalla parte opposta campi, boschi, prati e il Lambro. Che vedute brillanti e varie dappertutto! Dove si possono trovare scenari più belli! Signor mio! Sono un incanto quel corso tortuoso del Lambro, quella cascata d’acqua e quel gran tappeto così verde in mezzo alle piante che ad esso fanno ala, pittoresche e ombrose. Chi ne può colorire altrettanto con le tinte più vistose, adoperando la camera ottica, quando spuntano i primi fiori tra le erbe e non s’è ancora tagliato il fieno di maggio?”

Il presidente del Parco, Marco Ciceri, con il calendario

“Con questa nuova edizione – ha dichiarato Marco Ciceri Presidente Parco Valle Lambro – sono i poeti e gli scrittori celebri che tanto hanno amato i nostri paesaggi a raccontarne l’anima: da Carlo Porta con il suo famoso Brindes de Meneghin, al Manzoni, a Monti e poi Parini, Sthendal, fino a Carlo Emilio Gadda che chiamò la nostra terra di Brianza Maradagal, descrivendola anche in modo ironico: terra di ville, di villule, di villoni ripieni, di villette isolate, di ville doppie, di cose villerecce, di ville rustiche[…]con cui gli architetti avevano ingioiellato, a poco a poco, un po’ tutti i vaghissimi e placidi colli. Il nostro Ente ha sempre creduto che la cultura e le arti siano un modo per salvaguardare il territorio; la sua valorizzazione, come luogo da promuovere culturalmente, si concretizza nel 2017 con l’inaugurazione del Parco Letterario Regina Margherita e Parco Valle Lambro, gestito dall’Ente Parco in collaborazione con La Casa della Poesia di Monza. Il Parco Regionale e il Parco letterario sono oggi un tutt’uno, uno straordinario connubio tra natura e cultura letteraria. Il nostro calendario 2023 nasce alla luce di questa intesa e con l’obiettivo di promuovere anche quell’educazione alla meraviglia che possa condurre i cittadini alla scoperta della bellezza del nostro patrimonio naturalistico accrescendone così il nostro senso di appartenenza per farci custodi della sua memoria.”

Foto di Rodolfo Zardoni

Un lungo viaggio che parte da gennaio e febbraio con Stendhal, con un approdo a marzo in compagnia di Francesco Petrarca, ad aprile sarà Giuseppe Parini a raccontarci della “salubrità dell’aria” pronti ad accogliere la primavera; a maggio, invece, saremo in compagnia di Carlo Emio Gadda per immergerci nella bellezza della campagna della sua villa a Longone, a giugno sarà Johann Wolfgang von Goethe che ci condurrà ad ammirare lo spettacolo incantevole del lago di Pusiano; in luglio Hermann Hesse ci parlerà della grazia delle belle donne di Brianza che si muovono leggiadre come farfalle,  agosto sarà il mese di Giovanni Segantini che con i suoi colori ha fermato nel tempo l’incanto della terra briantea, a settembre con Giovanni Antonio Mezzotti scopriremo il Bosco Bello di Monza e il palazzo del conte Mellerio sul colle di Gergnetto, il mese di ottobre è dedicato a Giacomo Puccini con cui ci inoltreremo nella natura verde dove il musicista riesce a trovare la forza per ritornare a crear musica. A Novembre incontreremo il poeta romantico George Gordon Byron colpito dall’innesto longobardo delle bellissime ragazze brianzole, una vera gioia per il cuore e per gli occhi. E per finire, a dicembre l’omaggio al bel panorama del poeta dialettale milanese Domenico Balestrieri, figura centrale fra i poeti del Settecento, che lo paragona ad una bevanda corroborante, soprattutto per chi va a piedi.


GENNAIO

Nell’agosto del 1818 lo scrittore francese Stendhal compì un breve viaggio in Brianza, in compagnia dell’amico Giuseppe Vismara. Di questa gita resta un diario, la testimonianza di un soggiorno a tratti distratto, condotto dallo scrittore con la mente più alle belle e giovani brianzole che al paesaggio.
Si vede Monticello al di là della pianura irrigata dal Lambro; questa è coperta di piccole querce piramidali ed offre un aspetto monotono. Ci manca un gran fiume o il mare[…]le montagne coperte di neve si innalzano ad un tratto dietro le colline ai piedi delle quali si vede il lago di Pusiano […] Del lago di Segrino non ricordiamo altro se non un bel castagno solitario che si vedeva sulla riva[…] traversiamo Annone, qui la vista cambia e si fa ancora più incantevole, ci sono a sinistra dei laghi e al di là di questi delle orribili montagne nude, vediamo a destra bellissime colline, coperte d’alberi e non molto alte, poi ancora a destra, in lontananza, la casa Crivelli e la Rotonda del marchese Cagnola.”
Voyages dans la Brianza 1818 – Stendhal


FEBBRAIO

Stendhal è lo pseudonimo dello scrittore francese Henri Beyle, uno dei grandi romanzieri dell’800. Con il suo breve, ma prezioso “Journal du voyage dans la Brianza” ha collocato la Brianza negli itinerari suggestivi del Grand Tour indicandola come un angolo di unica e assoluta bellezza. L’Italia, comer la Brianza, sono state per lui terre di elezione dove ha desiderato sempre di ritornare dopo ogni viaggio. Stendhal visita il palazzo Cagnola il 25 agosto 1818.
“Le montagne coperte di neve si innalzano ad un tratto dietro le colline ai piedi delle quali si vede il lago di Pusiano. I pini vanno d’accordo a meraviglia con la grandiosità della Rotonda. Il palazzo del marchese Cagnola è costruito sullo spiazzo di una piccola montagnola. Bisognerebbe coprire lo spiazzo con un giardino all’inglese; ma vi mancherà sempre l’acqua. Beyle pensa che mettendo dei particolari architettonici, come aggetti, ecc., nell’interno della cupola, questa acquisterebbe il senso del grandioso. Il signor Cagnola commetterà un grande errore se alzerà ancora l’edificio che limita due lati del giardino, per nascondere i tetti, come ne ha l’intenzione.”
Voyages dans la Brianza 1818 – Stendhal

MARZO

Il poeta Francesco Petrarca, in una lettera all’Arcivescovo di Genova, descrive la vita lungo le sponde del Lambro che serpeggia tra le colline della Brianza, attraversando questo nostro territorio ricco di storia. La città di Monza ha origine lungo questo fiume, un tempo al centro della vita quotidiana dei monzesi che, lungo le sue sponde, svolgevano molte attività. L’aver avuto la possibilità di attingere ad una fonte di irrigazione fu un grande vantaggio sia per la popolazione, sia per le numerose attività artigianali che, già dal Medio Evo, si svilupparono grazie all’utilizzo dell’energia messa a disposizione dalle pale dei mulini che utilizzarono le acque del Lambro come forza motrice.

“A piè del colle scorre il Lambro limpidissimo fiume e benché piccolo, è capace di sostenere barche di ordinaria grandezza, il quale scendendo per Monza, di qui non lungi, si scarica nel Po.” Da “Lettera a Guido”, 21 ottobre 1353 Francesco Petrarca

APRILE

Giuseppe Parini, “il poeta della Brianza” nasce a Bosisio il 23 maggio 1729. Poeta e abate italiano, membro dell’Accademia dei Trasformati, fu uno dei massimi esponenti dell’illuminismo e del neoclassicismo in Italia. Per necessità, lavorò come precettore presso famiglie nobili, formando ed educando i rampolli dell’aristocrazia milanese. Si distinse nel mondo culturale e letterario per il suo impegno morale e civile, denunciando la nobiltà parassita ed il clima di oscurantismo che caratterizzava la metà del Settecento.
“Io nel bel clima privo di pericoli delle serene colline passerò giorni sereni tra la gente felice che, pur gravata di fatiche, è sana e robusta. Qui con la mente libera, ritemprato in acque limpide, sotto una fresca ombra, celebrerò con i versi i contadini vivaci e agili sparsi per i campi. E le braccia mai stanche dietro al grano che matura e i fianchi robusti delle spavalde contadine; e il bel volto allegro tra l’abbronzato e il rossastro, dicendo: “O genti fortunate, che in un clima mite respirate quest’aria sempre messa in moto e purificata da venti passeggeri e da limpidi ruscelli”. Ben prodiga fu la natura anche verso la grandiosa città, pura nel cielo e nell’aria.
Da Odi, 1761 La salubrità dell’aria – Giuseppe Parini

MAGGIO

Carlo Emilio Gadda scrittore e poeta italiano, ingegnere di professione. La sua famiglia apparteneva alla borghesia lombarda; con l’acquisto della villa a Longone, in Brianza, l’origine di molte disgrazie familiari per le spese sostenute e per investimenti onerosi nell’allevamento dei bachi da seta.
“Tutta quanta la natura lavorata e modellata dall’uomo. Ciò che si chiama cultura nel senso più raffinato, mi si presentava nella forma più armoniosa. Una cultura nobilissima e nello stesso tempo così semplice. Eredità di formazione millenaria, gli era passata nel sangue e nelle fibre del suo organismo. Una cultura divenuta tale naturalmente, diventata quasi una seconda natura”.
da Villa in Brianza Adelphi, Carlo Emilio Gadda

GIUGNO

Johann Wolfgang von Goethe. Scrittore, poeta, drammaturgo, saggista, pittore, teologo, filosofo, umanista, scienziato, critico d’arte e critico musicale tedesco, uno dei più grandi letterati tedeschi.  Nel 1786, a 37 anni, intraprese il suo primo viaggio in Italia, durato quasi due anni che gli cambiò la poetica. L’Italia è stata per lui terra d’ispirazione e di calore artistico, tanto da comporre un saggio intitolato Viaggio in Italia. Fare viaggi culturali era usanza diffusa tra i ricchi colti del Settecento e Ottocento.
“Quanto vorrei che i miei amici fossero per un attimo accanto a me e potessero godere della vista che mi sta dinnanzi! Stasera avrei potuto raggiungere Milano ma mi sarei lasciato sfuggire una meraviglia della natura, uno spettacolo incantevole. Il lago di Pusiano non ho voluto perderlo e sono stato magnificamente ricompensato di tale diversione.”
Ricordi di viaggio in Italia, 1787 Johann Wolfgang von Goethe


LUGLIO

Hermann Hesse, scrittore, poeta, aforista, filosofo e pittore tedesco, insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1946. Dell’Italia amava il clima, le città e i paesaggi, la gente e gli stili di vita. La poesia-quasi-prosa di Hesse si fonde benissimo con la prosa poetica delle descrizioni delle città che visita, a cominciare da Como, primo centro prossimo al confine. La piccola cronaca di Hermann Hesse è sempre attratta dalla grazia femminile italiana. 
Qui la vita delle stradine possiede già quel fascino tutto italiano: artigiani che lavorano all’aperto cantando, belle donne e agili fanciulle che, come uccelli armoniosi del bosco, si muovono per quelle graziose strade con leggiadria e senza altra civetteria se non quella propria degli uccelli e delle farfalle”.
Hermann Hesse

AGOSTO

Il pittore Giovanni Segantini visse in Brianza, inizialmente a Pusiano, in seguito in prossimità del lago del Segrino (Carella e Corneno) e nell’autunno del 1885 a Caglio. In molte sue opere è particolarmente riconoscibile il nostro territorio. Al periodo brianteo, dal 1880 al 1886, quando si accosta per la prima volta alla tecnica divisionista, corrispondono i primi grandi riconoscimenti dell’artista, in Italia e all’estero.
E incomincio a tempestare la mia tela di pennellate sottili, secche e grasse, lasciandovi sempre fra una pennellata e l’altra uno spazio interstizio che riempisco coi colori complementari, possibilmente quando il colore fondamentale è ancora fresco, acciochè il dipinto resti più fuso. Il mescolare i colori sulla tavolozza è una strada che conduce verso il nero; più puri saranno i colori che getteremo sulla tela, meglio condurremo il nostro dipinto verso la luce, l’aria e la verità.”
Giovanni Segantini

SETTEMBRE

Giovanni Antonio Mezzotti, medico, fisico e ufficiale di sanità.
“La veduta di questo colle è assai svariata. L’occhio stendesi a levante sopra un vasto orizzonte. Veggonsi sottoposte da Vedano alcune eleganti case di campagna una delle quali appartenne già nello scorso secolo ai signori Scotti – Gallarati, marchesi di Cerano. Scendendo da questo colle, cinto nel suo contorno da una graziosa siepe di verdeggianti tuje, suole il forestiere divertente recarsi al Bosco Bello prendendo, quando il sole è basso, il vialone detto anche il viale dei noci. […] A tramontana il palazzo del conte Mellerio che sta sul colle di Gergnetto. Fra tramontana e levante il fabbricato di Boffalora. E’ d’uopo confessare che è difficile rinvenire un pezzo di così simile visuale e tutto ciò in mezzo ad un’annosa romantica selva, ove il pensiero di una quiete solitudine, lungi dai rumori aulici, e quello di una vita pressocchè eremitica elevano la mente verso il cielo e ricordano i bei versi del cantor di Luna.”
da “Passeggiata nel Real Parco di Monza pei viaggiatori della strada ferrata da Milano a Monza”, 1841 Giovanni Antonio Mezzotti

OTTOBRE

Giacomo Puccini, compositore italiano, considerato uno dei maggiori e più significativi operisti di tutti i tempi. I primi anni trascorsi in Brianza, seppur vissuti nella povertà, furono tra i più cari nella memoria del musicista che, da quell’esperienza, trasse l’ispirazione per la “Bohème”. Intratteneva, suonando il pianoforte, gli ospiti delle ricche famiglie proprietarie delle sontuose ville di delizia della Brianza.
“Per scampagnate, inoltrandomi per la verde Brianza, qui riesco a trovare la forza per ritornare a crear musica.” Giacomo Puccini

NOVEMBRE

George Gordon Byron (1788-1824) fu il più influente tra i poeti romantici inglesi. A partire dal 1809 viaggiò molto fino ad arrivare in Italia: ne descrisse il patrimonio di vestigia monumentali, la memoria letteraria, la sapienza artistica e la superbia paesaggistica e l’essenza della classicità e della poesia.
Mio caro Moore, Il nord Italia è abbastanza libero da inglesi; il sud invece ne è invaso, almeno così mi dicono. A Milano ho conosciuto e sono stato visitato da Monti, il più celebre dei poeti italiani viventi. Le ragazze del contado hanno tutte bellissimi occhi scuri, anche se qualcuna, a dire il vero, li ha chiari, l’innesto longobardo ha lasciato le sue tracce fra questi dolci colli della Brianza, molte sono bellissime, una vera gioia per il cuore e per gli occhi. “
George Gordon Byron, 1809

DICEMBRE

Il poeta dialettale milanese Domenico Balestrieri, figura centrale fra i poeti del Settecento.
Tra i palazzi, che restavano nascosti […] il Gernetto là di fronte, e poi in effetti i caseggiati di tutta la Brianza. Adesso è un mondo nuovo e i primi che hanno visto questo cambiamento di scena, appena arrivati dove c’è un’apertura così ampia, erano in dubbio di sbagliare strada, e dando liberamente un’occhiata intorno, si sentivano crescere la lena; infatti un bel panorama, allegro, e teatrale, è come una bevanda corroborante, soprattutto per chi va a piedi. Questo tonico lo sperimento anch’io, ed è sicuro che in quest’aria buona lo sperimento in modo tale che non mi ricordo neanche dei miei acciacchi e la mia età fa fatica a sembrarmi vera. Qui mi sembra di avere dieci anni di meno, sto meglio come agilità e meglio come aspetto. Qui l’occhio trionfa ed è tutto consolato, e il cuore, poi, oh il cuore me lo sento proprio allargato!”
Domenico Balestrieri