Era l’architetto del suono dei Doors e le linee le tracciava su una tastiera. Ray Manzarek è morto a 74 anni, in Germania per un cancro. Negli anni ‘60 aveva fondato il gruppo con Jim Morrison: si erano incontrati in California, nell’estate del ’65.
Uno portava con sé il carisma che dopo la morte – nel ’71 a Parigi – l’avrebbe reso immortale, l’altro la conoscenza della musica che avrebbe dato vita alle visioni psichedeliche del collega. Con le tastiere, avvicinate da piccolo, ma anche al basso che i Doors non avevano come ruolo stabile e che dal vivo venne coperto proprio da Manzarek. Con Robbie Krieger alla chitarra e il batterista John Densmore crearono un mito da 100 milioni di dischi. Fino al 1973, ufficialmente; ma continuando poi a far vivere i Doors sul palco e nell’immaginario degli appassionati.
Quella storia e quelle tastiere rimangono scritte in “Light my fire” (ascolta). È anche il titolo dell’autobiografia, pubblicata nel ’98. Lì Manzarek spiegò il successo: «Sapevamo quello che la gente voleva: la stessa cosa che volevano i Doors. Libertà».