Si torna a parlare di Covid. Il sistema mediatico, negli ultimi giorni, ci ha scossi dalla convinzione che la situazione fosse definitivamente sotto controllo, riproiettandoci nel contesto pandemico. Certo, i numeri sono ben diversi da quelli di un anno fa, ma il virus resiste.
Di pari passo con la “quarta ondata”, però, sembra stare avanzando una crisi profonda della coscienza democratica collettiva. Che, forse, non è adeguatamente percepita da una popolazione ormai assuefatta, per il persistente stato emergenziale, ad affidarsi docilmente alle salvifiche mani del Leviatano terapeutico (si chiami esso Governo, Oms o Comitato Tecnico Scientifico poco importa).
Si consideri il tema delle proteste per il Green pass: capita sempre più di sovente di sentire persone insospettabili (il parente, l’amico, il vicino) affermare che sarebbe necessario «proibire» le manifestazioni dei dissenzienti.
Ora, sul certificato verde si può essere o meno d’accordo, per carità (lungi da chi scrive il riconoscere qualsiasi forma di credibilità agli estremisti “no vax”), tuttavia che il diritto di dissentire, in un Paese pluralista, sia messo in discussione così diffusamente è qualcosa che dà molto da pensare sui tempi assolutamente eccezionali che stiamo vivendo. Perché, a prescindere da tutto, il libero dissenso non è un attributo, ma l’essenza di una vera democrazia.