Con il 2022 la pandemia entra nel terzo anno. Nessuno potrà mai dimenticare le immagini dei veicoli militari che, per le strade di una Bergamo deserta, trasportavano i corpi dei morti della prima, terribile, ondata del 2020. Ma, dopo quasi 24 mesi, come è avvenuto per tutte le pandemie della storia, il Covid-19 pare farsi progressivamente più diffuso ma anche (grazie a Dio) meno letale. Gran parte del merito, i dati parlano chiaro, va tributato ai vaccini. Così, in diversi Paesi europei come Spagna e Inghilterra, si comincia ad affermare a livello governativo la necessità di aprire il dibattito sul passaggio dalla condizione pandemica all’endemia.
Iniziare a convivere con il virus avrebbe certamente senso in una situazione in cui potrebbero esserci sempre più contagiati e sempre meno pazienti con sintomi gravi.
È in questo scenario di speranza che ribadiamo a maggior ragione una scelta etica che
il Cittadino
ha osservato da inizio emergenza: quella di evitare la pubblicazione di articoli o titoli di tono sensazionalistico o eccessivamente drammatico, che sicuramente aiutano a vendere copie ma che non contribuiscono a rendere serena e puntuale l’analisi di una situazione che, perdurando da tempo, presenta ormai seri risvolti sociali, economici e psicologici. La stampa ha, in tal senso, responsabilità importanti. E noi non intendiamo ignorarle.