Dovendo indicare un esempio positivo di figura istituzionale, il pensiero non può non correre a Luca Attanasio, l’ambasciatore assassinato in Congo cui, in occasione della recente cerimonia di assegnazione delle benemerenze della Provincia di Monza e Brianza, è stata intitolata la palestra di un liceo desiano. Forte è stata l’emozione provocata dalle testimonianze narranti l’idea di missione che il giovane diplomatico sapeva profondere nel proprio ruolo.
Così, parlando di senso delle istituzioni e avendo avuto il piacere di presenziare all’evento, a chi scrive appare come un fragoroso capitombolo il tornare a leggere delle trattative intercorse tra i vari partiti per la formazione delle giunte comunali che affiancheranno i sindaci brianzoli eletti nell’ultima tornata elettorale.
Un mercanteggiare, quello tra le segreterie, che rischia sempre di generare amministrazioni fiaccate in partenza da una drammatica mancanza di competenze. Ecco, il bivio di fronte al quale si trova non solo la politica, ma la nostra società nel complesso, oggi, è forse ottimamente rappresentato da queste realtà dicotomiche: quella di una vita vissuta con cuore e coraggio, da un lato; quella di una “mediocrazia” (per dirla con il filosofo canadese Alain Deneault) che si sublima nell’omologante accettazione di ogni malcostume del potere, dall’altro. Rifletta, perciò, chi deve farlo.