Tutti parlano di KIN, ma è affidabile? Quali sono le alternative

KIN, il token nativo della piattaforma Kik, sta facendo registrare un’impennata notevole. C’è da fidarsi?

KIN, grazie alle sue ultime performance, sta facendo molto parlare di sé. Ma di cosa si tratta esattamente? Lanciata su blockchain Ethereum nel 2017, è una criptovaluta progettata per facilitare le microtransazioni su applicazioni digitali e piattaforme di social media.

Successivamente, a causa della scarsa velocità della rete e delle gas fee elevate, KIN è passata a Stellar nel 2018 creando una propria blockchain ma i problemi che avevano portato a questa prima migrazione sono rimasti, così si è reso necessario un secondo fork su Solana nel 2021.

Questo progetto ha dovuto affrontare altri problemi di natura regolamentare con varie autorità e anche con la propria comunità. KIN rimane un asset che alimenta numerose app di social media, giochi, dating e fitness di varia qualità.

KIN è il token nativo del progetto Kik

Mentre la criptovaluta KIN è stata lanciata come token ERC20 nel 2017, la storia della società madre Kik con sede in Canada risale al 2009, quando un gruppo di studenti ha iniziato a lavorare sull’app di messaggistica Kik Messenger.

Date le opzioni limitate all’epoca, Kik Messenger ha ottenuto una notevole diffusione quando è stato lanciato alla fine del 2010, trovando popolarità soprattutto tra gli utenti più giovani.

Nel 2015 Kik Messenger vantava oltre 200 milioni di download, poi nel 2017 il CEO Td Livingston ha annunciato il lancio della criptovaluta KIN, il token nativo dell’app Kik Messaging. Nel 2019 Kik è stata acquisita dalla holding MediaLabs.

La ICO di Kik è stata immediatamente presa di mira dalla SEC americana che ha ritenuto il token una security, cioè un vero e proprio titolo azionario che è stato commercializzato per salvare l’app di messaggistica che era in crisi.

KIN oggi

Kin ha una fornitura massima di 10.000.000.000.000 di token ed è attualmente al 618° posto su CoinMarketCap per capitalizzazione di mercato che è pari a 22.643.000. La criptovaluta dovrebbe premiare gli utenti per le loro creazioni ma, nonostante le performance positive di questo mese, ha un presente e un futuro che appaiono nebulosi.

Intanto, fa specie che un progetto non abbia né un sito ufficiale né quindi un whitepaper. Il link al sito ufficiale porta al profilo Twitter, l’unico punto di riferimento dove poter apprendere qualche informazione e, tuttavia, il profilo appare poco aggiornato visto che l’ultimo post risale al 2022. Pertanto, è molto difficile fare delle valutazioni e delle previsioni.

Alternativa a KIN

Le alternative a KIN non mancano per quanto riguarda la monetizzazione del proprio lavoro. Un progetto giovanissimo ma che sta già facendo parlare di sé è DeeLance, una piattaforma che mette in comunicazione aziende e freelance.

Si tratta di un’iniziativa che sfida marketplace più noti come Upwork, Fiverr, Freelancer ma, rispetto a questi, utilizza blockchain, web3, NFT e metaverso. Questa nuova piattaforma, grazie alla decentralizzazione, consente di ridurre le tariffe applicate ad aziende e freelance che sono in contatto diretto e non hanno bisogno di una terza parte ma solo di uno smart contract.

I freelance possono tokenizzare il loro lavoro in NFT e cederli al datore di lavoro solo quando l’accordo è finalizzato. Pensiamo, per esempio, a redattori, artisti musicali, interior designer.

Nel metaverso di DeeLance, i freelance possono avere i loro uffici e interagire con i clienti: tutti sotto forma di avatar riuniti in meeting room dedicate. Il token nativo della piattaforma, DLANCE, è da poco in prevendita e ha raccolto finora 100.000 dollari. Oggi vale 0,025 USDT, mentre il valore al momento del listing sarà di 0,053 USDT.

I.P.

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