Russia e Arabia Saudita hanno deciso di prolungare il taglio della produzione di greggio fino a dicembre. Il risultato (figlio anche del conflittuale contesto geopolitico) lo vediamo ogni giorno alle pompe di benzina, dove i prezzi stanno letteralmente schizzando alle stelle, avvicinandosi ai record fatti segnare durante la “fiammata” del 2022.
A rimetterci, come è ormai prassi consolidata in quest’epoca di stagflazione (termine che indica la micidiale compresenza di stagnazione e inflazione), i soliti noti: famiglie e lavoratori. Ecco che, allora, l’autunno dei brianzoli è già caldissimo. Gli anticicloni africani, però, stavolta non c’entrano. A salire, infatti, non sono i termometri, ma il costo dei principali beni di consumo.
Gli aumenti non risparmiano neppure un settore che, in questo periodo dell’anno, vede tradizionalmente il suo momento di gloria: quello dei libri e della cancelleria a uso scolastico. Con una conseguenza banalissima: più un nucleo famigliare è numeroso, maggiore è la stangata. Poi qualcuno ha il coraggio di chiedersi perché non si facciano figli…
Già, ma il Governo, in questo scenario, che fa? L’impressione è che il meccanismo, su questo fronte (bonus a parte), sia piuttosto inceppato. Chissà, forse avranno, lorsignori, altre priorità. Dopotutto chi siamo, noi comuni mortali, per mettere in dubbio il loro operato?