Secondo un esperto legale, nell’indagine sull’insider trading di Coinbase, la SEC deve dimostrare che le monete sono materie prime

Come affermato da un ex pubblico ministero, per procedere con la sua attuale indagine sull’insider trading contro un ex product manager di Coinbase e i suoi complici, la Securities and Exchange Commission dovrà dimostrare che i token scambiati sul crypto trading di Coinbase sono materie prime.

Secondo Ian McGinley, socio dello studio legale Akin Gump Strauss Hauer & Feld, la SEC non avrebbe potuto avviare il reclamo a meno che le monete in questione non fossero state dei titoli.

Le accuse della SEC hanno portato ad una causa in cui si affermava che Ishan Wahi, un ex product manager di Coinbase, aveva manomesso a alcuni cavi per attuare delle frodi telefoniche.

Secondo le accuse, Wahi avrebbe scambiato alcuni dettagli sensibili di Coinbase con suo fratello, Nikil Wahi, e un suo partner, Sameer Ramani, questo per fare si che i due fossero a conoscenza in anticpo delle operazioni di Coinbase.

Secondo quanto riferito, l’attività di insider trading avrebbe fruttato ai due fratelli e a Ramani, circa 1,5 milioni di dollari.

In via precauzionale, la SEC ha adottato delle misure contro i produttori di token.

Questa settimana, Coinbase ha presentato un reclamo alla SEC, criticando l’attuale legislazione sulle criptovalute negli Stati Uniti, affermando che “le attuali normative per le azioni non funzionano per le criptovalute”, sottolineando che senza un’adeguata regolamentazione, gli Stati Uniti rimarranno indietro.

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