Rispetto ai suoi principali peers, lo yen giapponese ha continuato a perdere forza, e la valuta si è piuttosto abituata a questo andamento nel corso dell’ultima settimana. Dato che il Giappone importa energia, i prezzi elevati delle materie prime hanno probabilmente svolto un ruolo significativo nel mantenere l’inflazione in crescita. L’IPC giapponese è sceso dal 2,5% di maggio al 2,4% di giugno. Questo dato è di poco superiore all’obiettivo della banca centrale del 2,0%.

La Banca del Giappone ha continuato a essere un’eccezione dovish, mentre le principali banche centrali a livello globale si sono spostate verso posizioni più da falco. Questo sarà un grosso ostacolo per lo JPY, poiché la politica monetaria è fondamentale per determinare il comportamento delle valute.

Di conseguenza, l’impatto del calo del prezzo del petrolio sull’IPC locale nei prossimi mesi potrebbe essere leggermente attenuato dal calo dello yen.

Rispetto al dollaro USA, al dollaro australiano, all’euro e alla sterlina inglese, lo yen è nella media. Lo yen potrebbe allentare la presa se questo andamento dovesse persistere.

Un altro elemento importante per la valuta antirischio è l’atteggiamento.

In ultima analisi, sembra che la valuta giapponese continuerà a dipendere da cause al di fuori del suo controllo fino a quando (o se) la BoJ non interverrà. Sebbene la banca centrale abbia attaccato verbalmente l’indebolimento della valuta, non ha fatto nulla per controllarlo.

Sebbene il percorso dello yen rimanga difficile, potrebbe vedere un po’ di sollievo se gli operatori iniziassero a concentrarsi su una riduzione della stretta monetaria aggressiva. Le crescenti preoccupazioni di recessione hanno coinciso con il calo dei rendimenti e, inoltre, i mercati hanno già ipotizzato una riduzione dei tassi della Fed nel 2023.