Luca Crippa, le maschere e il carnevale

Ha radici profonde l'attenzione che l'artista di Seregno ha riversato su una delle feste più particolari dell'anno.
La Macchina d'acqua di Luca Crippa
La Macchina d’acqua di Luca Crippa

Fra le tante festività dell’anno un posto di rilievo ha sicuramente il Carnevale. Festeggiato nei paesi di tradizione cattolica, ha in realtà origini antichissime legate alle dionisiache greche; e sempre mantenendo quel personale carattere popolare, è arrivato fino ai giorni nostri come un momento di svago e divertimento puro, ancor più amato da bambini e adulti è proprio un giorno speciale in cui è possibile mascherarsi assumendo un’identità nuova e stravagante.

Da vicino Luca Crippa ebbe modo di seguire come si festeggia il Carnevale in Italia, specie il Carnevale di Venezia. Oggi, i festeggiamenti del Carnevale sono diffusi in tutto il mondo e vengono celebrati attraverso sfilate di carri allegorici, riti propiziatori e soprattutto feste in maschera. L’Italia vanta la presenza di alcuni dei Carnevali più belli e famosi al mondo, come il Carnevale di Venezia dove migliaia di persone ogni anno invadono le calli e piazza San Marco in una dimensione unica che solo Venezia può offrire; il Carnevale di Viareggio famoso per la sfilata dei carri con personaggi di carta pesta che rappresentano soprattutto personalità della politica, accompagnati da gruppi in maschera che sfilano per tutta la città.

Incisione di Luca Crippa
Incisione di Luca Crippa

Quello di Cento nato nel XVII secolo ma che ha acquisito importanza, anche a livello europeo, dopo il gemellaggio con il Carnevale di Rio de Janeiro avvenuto nel 1990;  il Carnevale di Ivrea che trae origine dalla ribellione ad un malvagio tiranno da parte di una giocane donna, seguita poi da tutta la popolazione. Da questo episodio nasce la famosa battaglia delle arance grazie alla quale, ogni anno, si rivive quella rivolta. 

Tra le tradizioni di carnevale più diffuse c’è il “Processo del Carnevale” che ritroviamo in molte regioni italiane ancora oggi. Dopo il testamento del Carnevale, al quale si dà la colpa di tutti i mali del vecchio anno, di solito si usa “condannarlo” a morte; l’uccisione avviene o per impiccagione o decapitazione ed è il momento clou del dramma e dei festeggiamenti; la morte può avvenire anche a mezzo del fuoco con la messa al rogo del fantoccio di Carnevale che troviamo in molte località d’Italia.

Luca Crippa, le maschere e il carnevale: l’antica Venezia

Luca Crippa ha avuto da sempre un largo interesse per il Carnevale e le maschere, i costumi carnevaleschi, le maschere regionali; le veneziane Colombina e Pantalone, Brighella di Bergamo, il dottor Balanzone bolognese, il napoletano Pulcinella e il veneziano (ma dell’allora Serenissima che includeva Bergamo) Arlecchino, in Liguria Capitan Spaventa, in Piemonte Gianduja, in Lombardia Meneghino, il servo zotico a Venezia, Stenterello e Burlamacco e Ondina in Toscana, e mi fermo qui per significarne i maggiori.

Ha scritto Luca Crippa nel 1998: “Se attualmente indossare la maschera è un modo per sentirsi diversi, una trasgressione alle regole, per secoli a Venezia, in una società in cui esistevano le barriere sociali, il suo volto ambiguo rappresentò l’unica alternativa permessa dalle leggi per essere uguali. Infatti, il popolo poteva partecipare alle feste dei nobili e a quelle dei dogali solo se in possesso di questo biglietto di ingresso. I patrizi -purchè mascherati- potevano recarsi a teatro; al doge era concesso di godere le feste private solo se protetto da questo lasciapassare”

È certo che Luca Crippa sia stato un artista fortemente documentato sul Carnevale in genere e su quanto girasse intorno a questa “festa” mobile come spettacolo scherzoso e festaiolo molto sentito. Osserva ancora Crippa: “Dalle “maschere e bautte” si passò ai costumi sempre più ricchi e fantasiosi, le mascherate sempre più complesse e travolgenti in ogni paese”.

Occorre precisare che “bautta” sta per maschera veneziana del sec. XVIII, composta da una mantelletta nera con copricapo a tricorno e da una mascherina. Mi occorre rammemorare a segno di ciò che assai numerosi sono i pittori veneti che rappresentano la forma e la foggia della bautta: il Guardi, il Marieschi, il Canaletto, gli stessi Tiepolo non mancarono di popolare le loro pitture di bautte, ma particolarmente noti a questo proposito sono le tele e i disegni di Pietro Longhi, il pittore della vita veneziana del ‘700, che di questa tradizionale maschera veneziana lasciò precise e garbate riproduzioni. 

Luca Crippa, le maschere e il carnevale: le tre mostre

Voglio ricordare due singolari mostre che l’artista brianzolo e seregnese Luca Crippa mise in piedi proprio su questo tema fantastico, surreale, iperreale, anzitutto “Omaggio al Carnevale” a Viareggio nel 1978, poi “Bozzetti per il Carnevale” alla Galleria Venezia Viva a Venezia nel 1981, e infine una terza mostra dal titolo “Il Carnevale degli artisti” a Seregno nel 1998 in cui furono esposte opere scelte dalla Collezione Luca Crippa; in quest’ultima mostra figuravano ventuno opere, cito quelle di Luca Crippa, Felicita Frai, Emanuele Luzzati, Renè Magritte, Walter Molino, Walter Pozzi, Gianfilippo Usellini, Velasco Vitali. Di Luca Crippa appariva un bel “Pulcinella” appoggiato a un basamento rettangolare  quasi in attesa  e con una scenografia alle spalle in cui si leggono artigli di rapaci; di G. Usellini un “Pulcinella” stanco e sdraiato e appoggiato a un sasso;  di Renè Magritte (1898 – 1967) “Le Prêtre Marié” 1960 (27 x 35,6 cm) che mostrano due mele mascherate; eppoi un “Arlecchino” di Walter Pozzi già molto conosciuto per il suo tipico personaggio spesso usato nella sua poetica e stile; di Walter Molino ancora un “Arlecchino” con  sfondo di Venezia del 1986; e non posso tralasciare il maestro scenografo Emanuele Luzzati  che si adoperò per il bozzetto per il Carnevale di Fano, il cui manifesto fu utilizzato per le edizioni del Carnevale dal 1998 al 2002.

Il manifesto di Luzzati
Il manifesto di Luzzati

Luca Crippa, le maschere e il carnevale: teatro e tv

Ci sovviene a memoria che Luca Crippa ha lavorato tanto, proprio tanto, per il teatro e la televisione e molte volte ha avuto occasione di disegnare costumi carnevaleschi, un Pierrot lunaire per Renato Rascel e un’Arlecchino per Gigi Proietti. Né si può tralasciare il grandioso lavoro per il Salone delle Feste del Transatlantico Conte Biancamano, progettato da Giò Ponti, con otto cristalli dipinti con le maschere della Commedia Italiana: Pulcinella, Arlecchino, Rosaura, Florindo, Balanzone, Tartaglia, Brighella e Stenterello.  Ora sappiamo che il Conte Biancamano è stato smantellato e i cristalli con le maschere dipinte sono stati venduti e dispersi alle aste della Finarte.

Luca Crippa, le maschere e il carnevale: la “Macchina” del 1989

Va infine ricordato che Luca Crippa progettò per il Comune di Venezia e per l’Ente Turismo “una macchina d’acqua” (così è chiamata in laguna una barca figurata) con sirene mascherate e un cavallo in poppa con maschera a ventaglio. La “macchina” attraversò tutto il Canal Grande accompagnata da cento gondole, sfociando poi nel bacino della Marina grande di San Marco avvolta nella nebbia colorata. Era l’apertura del “Carnevale della Fantasia” del 1989.

Di quell’evento e di quella macchina ci rimane oggi, oltre alle immagini, un’opera singolare e rammemorante: la “Macchina d’Acqua per il Carnevale di Venezia” del 1989, una serigrafia originale numerata e firmata su carta Murillo in formato 50×70, con timbro a secco del C.I.G. Centro internazionale della grafica di Venezia, uno storico centro stamperia di fama internazionale con l’avvicendamento di artisti quali ad esempio lo stesso Luca Crippa e Riccardo Licata, Maria Lai e Jean Pierre Montmasson, Clare Romano e Marisa Settembrini, Stefano Luciano, per citarne qualcuno. Ora, il tema del Carnevale è stato uno dei tanti voluti e amati da Luca Crippa, uno dei più cari e cercati maggiormente perché vicini al suo intendere la vita, uno dei più mirati perché ebbe modo di liberare fortemente la sua fantasia, e possiamo anche dire, avendolo conosciuto e frequentato, che con questo tema volle  volare, portarsi in un volo senza fine.

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Carlo Franza

Nato nel 1949, Carlo Franza è uno storico dell’arte moderna e contemporanea, italiano. Critico d’arte. È vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (lettere, filosofia e sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e assistente ordinario. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore straordinario di storia dell’arte moderna e contemporanea (Università La Sapienza-Roma) , ordinario di lingua e letteratura italiana. Visiting professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose università estere. Giornalista, critico d’arte dal 1974 al 2002 a Il Giornale di Indro Montanelli, poi a Libero dal 2002 al 2012. Nel 2012 ritorna e riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell’arte”.