La vicenda che ha agitato le notti monzesi sembra uscita da una sceneggiatura di Boris, ma con meno luci e più svastiche. Il Comune di Monza aveva infatti arruolato un gruppo di “tutor della movida” per riportare ordine e disciplina tra cocktail, risate e bottiglie parcheggiate sul marciapiede come se non ci fosse un domani. Peccato (per lui che di sinistra è) che, tra un fischietto e una pettorina, sia saltato fuori che alcuni dei tutor erano già noti per ben altro tipo di ordine. Erano legati a organizzazioni di estrema destra, complete di saluti romani, nostalgie da calendario e simpatie più nere del nero di seppia.
Nel frattempo, Monza si divide tra chi ride, chi si indigna e chi propone di sostituire i tutor con nonne col mestolo. Molto più efficaci, meno nostalgiche e con un senso del decoro imparato al mercato. Dopo la figuraccia amministrativa, le notti monzesi possono tornare a essere quello che sono sempre state. Un equilibrio precario tra un mojito sbilenco e uno studente Erasmus che canta Vasco a squarciagola. Meglio un brindisi di troppo, che un saluto romano di traverso. Deve aver pensato il sindaco per innestare la retromarcia.
A Monza, patria del risotto con la luganega e della velocità, l’aperitivo era diventato un problema di sicurezza nazionale. Il Comune, nel tentativo di sedare la cosiddetta “movida molesta” aveva deciso di introdurre i tutor. Sembrava tutto sotto controllo, fino a quando qualcuno ha iniziato a riconoscere quei volti rassicuranti e autoritari. Eh sì, perché tra loro si celavano (neanche troppo) figure già note per la loro passione per i tempi in cui il sabato c’era la parata, la domenica il confino e l’unico cocktail concesso era quello Molotov. L’eco del Ventennio vigilava sui mojito. L’aperitivo può riprendere. Solo che ora, quando qualcuno urla “Salute!”, qualcuno sussulta…