Quo vado? Da grande farò il posto fisso. Possibilmente pubblico. Sarà anche stata una semplice affermazione, ma Checco Zalone la sapeva lunga nel suo capolavoro di qualche anno fa. Almeno così mi avevano convinto le sue battute condite da grasse risate. Ci credevo. Davvero. Ora la Brianza pare sovvertire i miei evidenti assiomi cristallizzati da anni di credenze popolari e film divorati al ritmo delle patatine. Il posto fisso non è più un miraggio agognato. Si, avete letto bene e sino in fondo. Brianza, popolo di artigiani, commercianti e falegnami. Solo sulla carta un tempo. Ora di più.
Perché il posto fisso nella Pubblica Amministrazione appartiene ai travet di qualche decennio fa. Qualche Comune è costretto a cercare su “strumenti del demonio” come Linkedin certi impiegati, “profilati” sin che vuoi, ma pur sempre impiegati. Altre Amministrazioni fanno fatica a trovare personale. Una volta i concorsi pubblici si facevano negli stadi, ora basterà una palestrina di una scuola qualunque, magari di periferia fredda e buia.
Una scrivania ingombra di pratiche all’inverosimile. Un capo ufficio dalle tendenze un po’ sadiche e palesemente ostile. Colleghi sempre pronti allo sgambetto sotto e davanti alle scrivanie. Tempo libero contingentato e sottomesso ai ritmi ed umori della comunità lavorativa. E quando ci sono di mezzo i soldi, anche il rischio di dover sottoscrivere un’assicurazione per tutelarsi. Insomma, è finita un’epoca. Quella del posto fisso, griglia oppressiva e in fondo in fondo anche rassicurante per molti. Come cantava il maestro Franco Battiato: rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare. Minima Immoralia.