Più che i risultati sul campo e la “sfiga” della classifica altamente deficitaria, a decimare la curva Davide Pieri ci ha pensato l’autorità di pubblica sicurezza. Come se il Monza calcio avesse una riserva inesauribile di tifosi e di entusiasmo. Ma soprattutto come se la tifoseria biancorossa fosse la più delinquente d’Italia. Un anno fa la trasferta “galeotta” che ha causato non pochi problemi a distanza di tanto tempo.
A gennaio dello scorso anno a Firenze, dopo l’incontro in autogrill con i tifosi della Spal, le cose non si erano messe bene per i brianzoli. A novembre nuvole nere all’orizzonte. Ora la certezza che pioverà a dirotto sul tifo organizzato che stoicamente resiste nonostante l’inclemenza dei risultati. Sabato la partita della disperazione con il Verona. In caso di sconfitta il “rompete le righe” sul modello dell’8 settembre 1943. E in fondo al tunnel la serie B.
Monza è la squadra della serie maggiore che raccoglie meno appassionati paganti allo stadio di qualunque altra realtà in giro. E già questo la dice lunga sull’entusiasmo circolante. A sostenere gli 11 che in questa stagione sono scesi in campo molto spesso a casaccio (cit) rimarranno i soliti irriducibili. Anzi i fedelissimi meno i 49 “daspati” ufficialmente anche a sto giro. Non vorrei che negli stadi di mezza Italia risuonasse uno dei cori più “terribili” che abbia mai sentito. “State fermi che vi contiamo…”. Il calcio è la punta dell’iceberg di un territorio che ha perso la consapevolezza di se stesso. Come testimoniano anche i “disastri” industriali degli ultimi tempi. A cominciare dalla Candy. Infatti della “caramella” che fa il bucato non è rimasto più nulla di dolce. Solo l’amaro di una ritirata questa sì più che un 8 settembre, una vera Caporetto…