L’editoriale del direttore: la guerra è morte, distruzione e paura. Non un tweet

Cristiano Puglisi
Cristiano Puglisi

Ammettiamolo: la vicenda del missile che è piombato su una fattoria in Polonia, al confine con l’Ucraina, uccidendo due persone, ci ha tenuti tutti con il fiato sospeso. Per la prima volta dal 24 febbraio abbiamo tastato con mano quanto il rischio di un conflitto mondiale (potenzialmente nucleare) sia paurosamente vicino. In queste ore lo abbiamo letto e sentito un po’ ovunque: nel caso di un attacco (anche accidentale) a un Paese Nato (come la Polonia, appunto), è possibile la richiesta  di attivazione dell’articolo 5 del trattato dell’Alleanza atlantica, che prevede l’intervento automatico di tutti gli altri Paesi del blocco contro l’aggressore. Una situazione che ha subito portato   i principali protagonisti dello scenario internazionale (da Joe Biden in giù) a tenere un atteggiamento estremamente cauto. Una cautela che, per contro e purtroppo, non ha trovato spazio sui profili social di  alcuni politici italiani, che, apparentemente pronti a far indossare elmetto e mimetica ai loro elettori, hanno incitato dai primissimi istanti a una  reazione contro la Russia.  Pare evidente che costoro, impegnati in una perenne campagna elettorale, non si rendano conto della gravità  del momento.  La guerra è morte, distruzione e paura, non un gioco o, peggio, una provocazione da tweet. È forse giunto il momento che qualcuno glielo ricordi.