L’editoriale del direttore: lavoratori, non è solo questione di numeri ma anche di qualità dei contratti

L’occupazione, in Brianza, aumenta. Questo dicono i numeri Istat pubblicati nel Notiziario statistico del Comune di Monza. Ma i sindacati la pensano diversamente...
Cristiano Puglisi
Cristiano Puglisi

L’occupazione, in Brianza, aumenta. Questo dicono i numeri Istat pubblicati nel Notiziario statistico del Comune di Monza. Solo 12mila sarebbero, sul totale della forza lavoro disponibile, coloro che, nel corso del 2023, erano in cerca di un impiego. Ci sarebbe di che gioire, davvero. Sono dati che danno la misura di un territorio che, comunque sia e nonostante le tante sfide che il mondo sta affrontando ultimamente, ha ancora opportunità da offrire. Tutto, però, sta nel capire di che tipo di opportunità si tratti.

Perché se, a fronte di queste tutto sommato lusinghiere statistiche, l’evidenza empirica ci parla (e da anni) di una società in cui la distribuzione della ricchezza è sempre più polarizzata, forse c’è qualcosa che non quadra. E bene fanno i sindacati a “riportarci sulla Terra”, quando spiegano (come hanno fatto nell’inchiesta in primo piano sull’edizione de il Cittadino in edicola questa settimana) che, per esempio, in quattro casi su cinque sono stati offerti incarichi con contratti a termine (o “atipici”, o con stage e tirocini): perché il lavoro, quando non offre una retribuzione o tutele adeguate, non solo non produce benessere ma, anzi, rischia solo di generare più alienazione, più esclusione. Più disagio. E questo, a ben guardare, è in aperto contrasto non con uno, ma con diversi articoli della nostra Carta costituzionale.