L’aumento delle tendenze cardiovascolari mette a dura prova il sistema sanitario statunitense

Secondo uno studio pubblicato oggi sul Journal of the American College of Cardiology, i fattori di rischio e le malattie cardiovascolari aumenteranno notevolmente entro il 2060.

Un aumento significativo delle tendenze cardiovascolari potrebbe mettere a dura prova il sistema sanitario statunitense e sottolineare la necessità di un accesso equo all’educazione alla prevenzione e alle terapie per evitare malattie future.

I ricercatori hanno esaminato il rapporto dell’U.S. Census Bureau del 2020 per gli anni dal 2025 al 2060 e lo hanno abbinato ai dati del National Health and Nutrition Examination Survey.

Da questi calcoli, i ricercatori hanno esaminato i fattori di rischio cardiovascolare e le malattie per sesso, età, razza ed etnia.

Sono stati studiati diabete, ipertensione, dislipidemia, obesità, cardiopatia ischemica, infarto, insufficienza cardiaca e ictus.

Dal 2025 al 2060, le proiezioni per i fattori di rischio o le malattie CV dovrebbero essere stabili per uomini e donne di tutte le età. Tutte le stime relative alle minoranze sono aumentate rapidamente, mentre le proiezioni relative ai bianchi sono diminuite.

La popolazione nera avrà il carico di fattori di rischio CV più elevato di qualsiasi altra razza o etnia. Inoltre, si prevede che le popolazioni nera e ispanica saranno le più colpite dall’aumento dei tassi di CVD.

Per prevenire le CVD nelle popolazioni a rischio, gli esperti raccomandano di educare le persone sui fattori di rischio, migliorare l’accesso a un’assistenza sanitaria di qualità e facilitare l’accesso a trattamenti efficaci a costi inferiori.

Inoltre, la politica sanitaria deve essere concepita per aumentare le omissioni storiche dalle comunità di accesso all’assistenza sanitaria, adottare iniziative preventive personalizzate e demolire le strutture che forniscono alle minoranze razziali ed etniche un’assistenza inferiore agli standard.

Alcuni dei difetti dello studio includono il modo tradizionale di prevedere i futuri casi di malattie cardiovascolari (CVD) facendo ipotesi su come le variabili di rischio CVD si sarebbero evolute nel tempo. La COVID-19 non è stata inclusa nei calcoli dello studio né negli effetti a lungo termine sul sistema cardiovascolare. Infine, per definire le CVD è stato utilizzato un self-report.