La politica tra voti e… centimetri

Inizia questa settimana una rubrica “corsara”. Pirata. Pasoliniana.

C’è una Monza nascosta. Impalpabile che si materializza durante le partite a scopa nei bar di periferia o sulle scale dei condominii del centro tra un sacco rosso e l’altro. Ma vola alta (si fa per dire) anche sui marciapiedi aurei dei locali della movida. Sulle lingue impastate dalla noia della “jeunesse dorée” nostrana. Una città che a bordo piscina fa lo slalom tra le sdraio frequentate da radical chic e nostalgici choc della politica. Perché l’unica cosa che a Monza è bipartisan è proprio il gossip. Politico e non. Una Monza che non si può dire, figuriamoci scrivere. Ma esiste. Ed allora perchè non provare a raccontarla in maniera vivace, diversa, pungente. Corsara appunto. Ci proveremo. Benvenuti a bordo…

Potevi dirmelo che ti chiamavi Massimo… Le parole della canzone di Renato Zero scivolano lente nella cuffia a fare da colonna sonora al racconto e alla situazione. Lui chi è? Diceva sempre il re dei “sorcini” negli anni Settanta. Lo diciamo noi. È un politico monzese. Noto, certificato e pure votato. Lo chiamano in tanti la “zia”. Sulla carta è un duro e puro. Ora, sul duro non abbiamo dubbi vista la posizione in cui è stato trovato il nostro protagonista da un metronotte in un parcheggio dalle parti di via Amati.

Abbiamo però qualche sbandamento sul concetto di virtù. Visto che il politico milita in quell’area che della purezza ne ha fatto in più di un’occasione una medaglia. La solita “beghina” che pascolava il cane ed è rimasta scandalizzata trasformandosi in spia. Immaginate la scena. La guardia giurata, la “vecchina” e il di lei cagnolino che si sono trovati davanti il protagonista ancora un poco ansimante dopo i postumi dell’amplesso. Imbarazzo. Calzoni tirati su in fretta. Scuse. Almeno in questo il noto politico non è stato arrogante. Non siamo bacchettoni. Cose che sono capitate, capitano e capiteranno ancora anche a Monza. In tutti i partiti. Per carità. Sotto le lenzuola di casa sua ciascuno, compreso il nostro Oscar Wilde nostrano protagonista della nostra storiellina, può fare ciò che vuole.

Quello che contestiamo è che si metta a dare sfogo alle performance celoduriste nel bel mezzo di una via, seppur di periferia. Dopo i voti, i centimetri. Ecco questo esibizionismo ci sembra un po’ troppo. Anche per un politico. Lui chi è? Ah saperlo chiosa spesso un noto sito web. Per chiudere un consiglio. Quasi una preghiera. Cara “zia”, prendi tutto ciò che vuoi (voti compresi…) ma fallo a casa sua.