La Collezione Agrati. Gli imprenditori  brianzoli campioni del collezionismo mondiale

Storia e cronistoria della grande e fondamentale raccolta di opere d'arte contemporanea realizzata dalla famiglia brianzola.
La collezione Agrati
La collezione Agrati

L’avreste mai detto che i più significati e importanti collezionisti di arte contemporanea di questi ultimi decenni sono stati imprenditori della Brianza? In questo scritto vi parlo della Collezione della famiglia Agrati.  È di dominio comune il pensiero che la Brianza è conosciuta come terra produttiva, del lavoro, un territorio del fare in cui il tempo è misurato dai ritmi della produzione, perché qui ci sono state sempre poche parole e molti fatti e concretezze.

Così è vissuta la gente di un tempo e ancora oggi si trascina questo costume.  La famiglia Agrati, composta da imprenditori brianzoli del settore meccanico, ne rappresenta da sempre questo spirito; basti pensare che con passione e sacrificio, impegno e rettitudine morale, è riuscita a trasformare una piccola bottega che negli anni ’40 produceva viti e bulloni, in una multinazionale con sede a Veduggio con Colzano (in provincia di Lecco) e sedi produttive in tutto il mondo. Veduggio con Colzano è un paese dell’alta Brianza, di poco più di quattromila abitanti.

La collezione Agrati
La collezione Agrati

Tra i suoi segni particolari, il fatto che qui abitò per due anni, tra 1884 e 1885, Giovanni Segantini; vi dipinse un quadro famoso, “A messa prima”, dominato dalla scenografica scalinata che sale alla parrocchiale di San Martino. Veduggio è anche quintessenza di Brianza: in pochi chilometri quadrati si concentrano due multinazionali tascabili, specializzate in sistemi di fissaggio. Quello che non ci si aspetta è che nella villa dei proprietari di una delle due aziende, a partire dagli anni Sessanta, si sia concentrata una collezione di arte contemporanea tra le più vitali e significanti.  Oltre alla funzione primaria del lavoro, la cultura ha sempre avuto un ruolo importante per questa famiglia Agrati, grazie alla sensibilità dei fratelli Luigi e Peppino. Lungimiranti e pronti a vivere in modo intenso la cultura, nel novembre del 1970 hanno avuto l’idea di collezionare, non artisti storici e moderni conclamati, ma opere di Arte Contemporaneaun vero e proprio azzardo per l’epoca. Conosco ad esempio un medico milanese di chiara fama, collezionista di grosso calibro, che compera non giovani, ma solo opere di artisti smisuratamente costosi e soprattutto americani.

Bene, per gli Agrati fu proprio in quell’anno ‘70, infatti, che i due industriali lombardi scoprirono il giovane artista Christo, impegnato in piazza Duomo a Milano a impacchettare la statua di Vittorio Emanuele II. Dal loro incontro scaturì un grande amore per l’Arte  e una passione fuor misura sfociata nella richiesta all’artista di realizzare alcuni interventi per i giardini della propria villa privata.  Fu così avviato il nucleo originario della collezione di Arte Contemporanea di Agrati, arricchitasi nel corso degli anni e ceduta poi alla Banca Intesa San Paolo. Creata a partire dalla fine degli anni ’60 la collezione Agrati, frutto dell’acquisizione di opere d’arte da parte dei due imprenditori milanesi Luigi e Peppino Agrati, appassionati di arte, è stata donata a Intesa Sanpaolo, su decisione del Cavaliere del Lavoro Luigi Agrati. 

Abbiamo ritrovato ultimamente la Collezione Agrati in mostra a Milano, e quando ci fu l’evento artistico dal titolo “Arte come rivelazione”, Giovanni Bazoli, Presidente Emerito di Intesa Sanpaolo ebbe a dire, riferendosi all’esposizione milanese: “Sarà un’occasione eccezionale per ammirare e confrontare capolavori inediti dell’arte italiana, europea e americana del Novecento. La mostra vuole essere anche un ricordo e un omaggio a Luigi Agrati che, insieme al fratello Peppino, ha dato vita a una collezione che si segnala a livello mondiale nel quadro delle raccolte d’arte private”. La rassegna vide una selezione di 74 opere della collezione, grazie alla disponibilità di Mariuccia Agrati, moglie del Cavaliere Luigi Agrati; fu possibile  ammirare capolavori di artisti americani come Andy Warhol, Jean-Michel Basquiat, Robert Rauschenberg e Christo e di alcuni dei maggiori protagonisti della ricerca artistica italiana del secondo dopoguerra attivi in quei capitoli che sono stati lo spazialismo, l’informale, la pop art, l’astrattismo, il nuclearismo, ecc., tra i quali Lucio Fontana, Piero Manzoni, Mario Schifano, Alberto Burri, Fausto Melotti. La Collezione Agrati donata a Intesa Sanpaolo, consta di circa 500 opere, tante, certo, tanto che  la raccolta degli industriali lombardi Luigi e Peppino Agrati rappresenta uno spaccato dell’arte italiana tra gli anni Cinquanta e Ottanta del Novecento in dialogo anche con gli sviluppi della produzione americana dello stesso periodo.

La collezione Agrati
La collezione Agrati

Una novità di rilievo per il patrimonio artistico dell’istituto bancario, che con le nuove acquisizioni si proietta definitivamente in una dimensione internazionale. Ebbe a scrivere il collega Luca Massimo Barbero che i due fratelli “hanno condiviso un’intuizione sensibile, capace di cogliere le profondità delle immagini che stavano “costruendo” il loro tempo”. Le loro acquisizioni avvenivano sempre in un rapporto stretto con gli artisti o con le gallerie che più li sostenevano. Erano legami di amicizia ma a volte anche di vera complicità, come nel caso di Christo, difeso e sostenuto in occasione della celebre incursione milanese del 1970, quando impacchettò  il monumento in piazza Duomo: Peppino non solo comperò opere e progetti per la sua raccolta, ma si rese subito disponibile a finanziare “Valley Curtain”, un’installazione costituita da un’enorme cortina di tessuto (ben 381 metri di larghezza per un’altezza anche di 111 metri) che venne issata per occludere visivamente il paesaggio nella valle di Rifle, in Colorado. E non è poco sapere e scoprire nelle lettere del collezionista tutta l’apprensione con cui da Veduggio Peppino Agrati aveva seguito le complicate e incerte fasi di realizzazione del progetto.

Una selezione originale e variegata si percepisce dalla collezione, messa in piedi per rispecchiare la visione dei due fratelli che, pur estranei a mode e tendenze di mercato, mossero la loro passione collezionistica come qualcosa di molto personale, spesso legata all’amicizia e alla frequentazione degli artisti. Fausto Melotti e Lucio Fontana (nella raccolta troviamo un raro Concetto spaziale del 1957) sono tra i maestri del XX secolo maggiormente stimati dai due collezionisti, che nell’ambito del panorama italiano si interessarono alle ricerche di Piero Manzoni, Enrico Castellani, Alberto Burri, Mario Schifano, Alighiero Boetti, Giulio Paolini.

Ritornerò ancora a scrivere sulla Collezione Agrati un altro articolo, per intanto mi soffermo su un grande dittico di Castellani e un Achrome “peloso” di Manzoni nobilmente accostati a “Winsor 20”, capolavoro dell’artista americano Robert Ryman, in un confronto significativo dei doppi tracciati e percorsi inseguiti -italiano e americano- battuti dagli Agrati. Oltreoceano trovarono Andy Warhol (di questi il suo Triple Elvis), Robert Rauschenberg, Jean-Michel Basquiat, Julian Schnabel. Ma i due industriali si distinsero anche come anticipatori di un collezionismo intorno a esperienze che in seguito sarebbero state incorniciate come svolte nodali e cruciali della ricerca del secondo Novecento.

La collezione Agrati
La collezione Agrati

Ripeto, basti pensare all’incontro casuale di Christo -incontrato da Peppino nel novembre del 1970- , mentre rimuoveva il telo bianco con cui aveva impacchettato il Monumento a Vittorio Emanuele in Piazza Duomo e si apprestava a coprire il Monumento a Leonardo in Piazza della Scala.  Colpo di fulmine fra l’artista e il collezionista, perché Agrati gli commissionò alcuni interventi per il giardino della propria villa in Brianza, per poi partecipare come mecenate alla creazione di Valley Curtain, e fu per questa operazione che il mondo conobbe Christo pioniere della Land Art. 

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Carlo Franza

Nato nel 1949, Carlo Franza è uno storico dell’arte moderna e contemporanea, italiano. Critico d’arte. È vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (lettere, filosofia e sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e assistente ordinario. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore straordinario di storia dell’arte moderna e contemporanea (Università La Sapienza-Roma) , ordinario di lingua e letteratura italiana. Visiting professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose università estere. Giornalista, critico d’arte dal 1974 al 2002 a Il Giornale di Indro Montanelli, poi a Libero dal 2002 al 2012. Nel 2012 ritorna e riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua rubrica “Scenari dell’arte”.