Il valore prodotto dalla tre giorni del Gran premio d’Italia di Formula 1 a Monza, in termini di ricadute sul territorio, ammonterebbe, secondo dati Censis, a 143 milioni di euro. Il dato, che è stato presentato nei giorni scorsi in occasione dell’avvio degli attesi lavori di ammodernamento dello storico impianto, alla presenza del vicepremier Matteo Salvini, è di quelli che dovrebbero far riflettere molti. Soprattutto i detrattori del circuito che, con cadenza quasi regolare, riemergono da un opportuno (per gli altri) torpore, auspicando, in modalità più o meno velate, il suo abbandono.
Perché quei soldi finiscono, ogni anno, nelle tasche di albergatori, ristoratori ed esercenti, creando ricchezza e benessere. Due termini che, in epoca di frenesia ideologica pseudo-decrescista, potranno anche sembrare (a qualche sciocco, si intende) desueti ma che si traducono, incontestabilmente, in più pane e lavoro per tutti. Ecco che, allora, l’investimento, sicuramente corposo, da 21 milioni per iniziare la riqualificazione del tracciato ormai ultra-centenario assume un significato ben diverso da quello dello sperpero di denaro pubblico, come qualcuno sta cercando di farlo passare, palesandosi invece come una leva strategica per generare indotto. Certo, a patto che i tempi siano rispettati ed evitando brutte figure. Ma questo, si spera, è l’obiettivo minimo.