L’editoriale del direttore: ha ragione Fontana, la vera sostenibilità è quella che mette l’uomo al centro

Uno spettro si aggira per la Lombardia: lo spettro della resistenza all’estremismo ambientalista.
Cristiano Puglisi
Cristiano Puglisi

Uno spettro si aggira per la Lombardia: lo spettro della resistenza all’estremismo ambientalista. Karl Marx e Friedrich Engels, dall’aldilà, mi perdoneranno per questo maldestro tentativo di parafrasi. Che, tuttavia, può essere utile a descrivere lo spirito emerso da alcuni interventi istituzionali durante la recentissima Assemblea Generale di Assolombarda, tenutasi a Milano.

Pur tra le righe di un registro linguistico necessariamente diplomatico, è infatti difficile non percepire la preoccupazione sincera che il mondo politico e produttivo lombardo, storicamente caratterizzati da una notevole dose di pragmatismo, provano nei confronti di un contesto culturale, quello delle élite burocratiche dell’Europa comunitaria, che, invece, sulla questione della transizione ecologica, sembra sempre più pervaso da un furore cieco e ideologico, con argomentazioni che oscillano tra il messianico e l’apocalittico.

Bene ha fatto, allora, il governatore della Regione, Attilio Fontana, a ricordare che la sostenibilità «buona» è solo quella che «rispetta lo sviluppo economico e quello sociale». Che, al centro, hanno sempre avuto l’uomo. Ma forse il tema è proprio questo: siamo sicuri che in certi consessi elitari l’essere umano costituisca ancora l’elemento centrale su cui costruire un futuro? Il dubbio è, forse, (più che) legittimo.