Dopo le accuse del governo USA, KuCoin garantisce che i fondi degli utenti sono al sicuro 

Il CEO di KuCoin Johnny Lyu ha affermato che le accuse contro l'exchange non influenzeranno la stabilità operativa della piattaforma e ha assicurato agli utenti che i loro fondi rimarranno al sicuro.

Lyu ha rilasciato la dichiarazione sui social media dopo che il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) ha annunciato che sta avviando una causa penale contro l’exchange per aver violato le leggi antiriciclaggio (AML).

Lyu ha dichiarato:

“I tuoi asset sono sani e salvi con noi. Il nostro team e io forniremo aggiornamenti tempestivi sui progressi”.

KuCoin ha anche rilasciato una dichiarazione ufficiale in merito alle accuse e ha affermato che i suoi avvocati sono già al lavoro per confutare le accuse. Allo stesso modo, l’exchange ha assicurato agli utenti che i fondi sono “assolutamente sicuri”.

Accuse penali

L’ufficio del procuratore degli Stati Uniti per il distretto meridionale di New York ha annunciato l’incriminazione di KuCoin – insieme ai suoi fondatori Chun Gan (noto come Michael) e Ke Tang (noto come Eric) – con l’accusa di aver operato senza le necessarie autorizzazioni legali e di non aver aderito alle leggi antiriciclaggio.

L’accusa afferma che la piattaforma e i suoi fondatori abbiano aggirato il Bank Secrecy Act e gestito un’attività di trasferimento di denaro senza licenza.

Il procuratore statunitense Damian Williams, che guida il caso, ha delineato le accuse, affermando che KuCoin e i suoi fondatori avrebbero evitato le misure normative statunitensi nonostante avessero una sostanziale base di utenti nel paese.

L’accusa critica KuCoin per non aver implementato le politiche antiriciclaggio essenziali, che presumibilmente hanno consentito il trasferimento di oltre 9 miliardi di dollari in fondi sospetti e illeciti attraverso l’exchange.

Il documento sottolinea inoltre l’adozione tardiva da parte di KuCoin delle misure di identificazione dei clienti, entrate in vigore nel luglio 2023 dopo l’avvio di un’indagine federale e non applicabili retroattivamente ai clienti esistenti, compresi quelli negli Stati Uniti.

Inoltre, l’accusa sostiene che KuCoin ha compiuto sforzi per nascondere la presenza di clienti statunitensi sulla sua piattaforma e ha travisato queste informazioni agli investitori. L’exchange è accusato di promuoversi sui social media come una piattaforma in cui gli utenti statunitensi possono fare trading in modo anonimo.

Nel frattempo, le accuse contro i due fondatori dell’exchange includono la cospirazione per gestire un’attività di trasferimento di denaro senza licenza e per violare il Bank Secrecy Act, con potenziali pene massime di cinque anni di carcere per ciascuna accusa.

KuCoin e le sue entità correlate devono affrontare diverse accuse, la più grave delle quali è una potenziale pena detentiva di dieci anni per una violazione sostanziale del Bank Secrecy Act.

Commodity crypto

L’accusa menziona in particolare che KuCoin ha violato il Commodity Exchange Act (CEA) non registrandosi presso la CFTC nonostante consentisse agli utenti di negoziare materie prime sulla sua piattaforma.

Secondo il deposito:

“Bitcoin e altre criptovalute sono “commodities” ai sensi del CEA.”

Il documento non specifica le altre criptovalute e menziona solo Bitcoin in relazione al reclamo della CFTC. Tuttavia, l’accusa menziona Ethereum in una sezione diversa che descrive l’attività di trading spot di KuCoin.

Jake Chervinsky, membro del consiglio del DeFi Education Fund, ha osservato che la denuncia della CFTC contro KuCoin etichetta specificamente tre criptovalute come commodities: Bitcoin, Ethereum, Litecoin.

L’inclusione di ETH nella denuncia della CFTC è significativa, considerando le recenti voci secondo cui la SEC sta indagando sulla Ethereum Foundation per cercare di etichettarla come un titolo (security).

Chervinsky ritiene che l’inclusione implichi che la CFTC stia sfidando direttamente l’approccio della SEC nell’analizzare Ethereum e altri asset digitali. Questo sviluppo rappresenta un notevole allontanamento dalla posizione solitamente discreta che le agenzie hanno assunto nella loro sovrapposizione giurisdizionale riguardo alle criptovalute.

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