Anche nel nostro territorio ci si sposa sempre di meno. I dati che arrivano dall’ufficio statistica del comune capoluogo, Monza (pubblicati nell’edizione de il Cittadino di giovedì 8 febbraio, in un articolo firmato da Federica Fenaroli), sono inoppugnabili: nell’ultimo ventennio (o poco più) i matrimoni si sono quasi dimezzati. In forte crescita, per contro, sono i numeri di separazioni e divorzi extra-giudiziali.
Tendenze che rappresentano lo specchio di una società sempre più liquida, per dirla con l’indimenticato Zygmunt Bauman. E pure l’ambito amoroso, nonostante l’incombente festa di San Valentino, non sfugge alla fluidità del momento: ci si vuole prendere e (soprattutto) ci si vuole lasciare con la massima facilità. Questo è sicuramente sintomatico di un’allergia diffusa nei confronti delle responsabilità, che la scelta matrimoniale, come altre, inevitabilmente reca con sé. Forse, però, un po’ di colpe le ha anche una visione eccessivamente romantica e irrealistica dell’esperienza coniugale, inoculata in buona parte dall’industria culturale di massa: l’amore deve, per forza, essere una favola senza macchie, che parli di principi e principesse, altrimenti non vale la pena.
Un’illusione che, di fronte alla realtà, non può che tramutarsi in delusione. Perché la vita vera ricorda più spesso un dramma che non una bella fiaba.