Se l’oggetto non esplode, ci pensa Facebook. Quando la fantasia supera la realtà

Un normalissimo caricatore per pile ricaricabili è stato scambiato per un ordigno rudimentale. Con tanto di polemica politica dura da fare "brillare"

Che a Seregno l’estate fosse torrida lo si sapeva, ma nessuno si aspettava che scoppiasse una bomba. Letteralmente. O almeno così si è creduto, per qualche ora, in piazza Segni, dove è bastato un oggetto abbandonato per far entrare il Comune nella trama di un thriller. Peccato fosse scritto da sceneggiatori un po’ troppo entusiasti.
Mercoledì 30 luglio, un normalissimo caricatore per pile ricaricabili è stato scambiato per un ordigno rudimentale. I carabinieri, da manuale, intervengono. Accertamenti, perimetro di sicurezza, e tutto finisce senza un solo botto (reale). Ma il vero esplosivo arriva sui social. La sezione locale della Lega, evidentemente dotata di una fervida immaginazione, annuncia urbi et orbi che l’ordigno è stato fatto brillare. Con tanto di ringraziamenti agli artificieri e promesse di “continua attenzione alla sicurezza”. Più che un post, un’epica di quartiere. Peccato che non fosse vero nulla. Il sindaco Alberto Rossi interviene subito con un post chirurgico: «Nessun ordigno, nessuna esplosione. Era un caricatore». Seguono altri interventi: il Pd si concede un po’ di sarcasmo (”invitiamo il segretario della Lega a una vacanza”), Fratelli d’Italia prova a ristabilire la calma invocando “responsabilità e informazione corretta”, mentre la Lega, con un elegante passo indietro, attribuisce tutto a “testimonianze raccolte in loco”. Tipo il barista e il piccione di passaggio. Sembra la parodia di una puntata di CSI Seregno, dove la realtà si arrende alla narrazione. È bastato un oggetto lasciato in piazza per accendere il dibattito e trasformare un episodio ordinario in un trailer da prima serata. Ma in fondo, lo sappiamo. Oggi la politica vive (e muore) di storytelling. E in una stagione povera di notizie, una “bomba immaginaria” è meglio di niente.
Morale? Se l’oggetto non esplode, ci pensa Facebook.

L'autore

Marco Pirola fu Arturo. Classe 1962, quando l’Inter vinse il suo ottavo scudetto. Giornalista professionista cresciuto a Il Giornale di Montanelli poi approdato su vari lidi di carta e non. Direttore del settimanale L’Esagono prima e di giornali “pirata” poi. Oggi naviga virtualmente nella “tranquillità” (si fa per dire…) dei mari del sud come direttore responsabile de Il Cittadino.