Vietare l’utilizzo di caschi protettivi o di qualsiasi altro dispositivo che impedisca il riconoscimento della persona, compresi indumenti integrali che coprono il volto, come burqa e niqab, all’interno delle sedi istituzionali e degli edifici comunali. È quanto chiede la mozione che lunedì 24 novembre approderà in Consiglio comunale a Giussano, presentata dai gruppi di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. «Questa mozione non è politica e non è discriminatoria. Non discrimina nessuno né per religione né per cultura. Intende invece promuovere la libertà femminile», ha sottolineato Donatella Nespoli, capogruppo della Lega, spiegando di essersi confrontata con la maggioranza e di aver trovato pieno sostegno: «La mozione è già stata presentata a Lissone. Ho scelto di portarla anche a Giussano e ho trovato l’appoggio di tutta la maggioranza. Nasce da un’esigenza concreta: garantire sicurezza nei luoghi pubblici, non solo per ragioni di sorveglianza/pubblica sicurezza, ma anche per favorire relazioni e una convivenza più “libera”. L’intento è ricordare che l’identità della persona è parte del vivere quotidiano. È anche un’affermazione di libertà femminile: il volto deve appartenere, prima di tutto, a chi lo porta», ha aggiunto.
Mozione: il contenuto della proposta
Il testo della mozione, dal titolo “Sicurezza nei luoghi pubblici – divieto di occultamento del volto”, ricalca gli indirizzi già approvati dal Consiglio regionale della Lombardia e riprende le motivazioni normative formulate a livello regionale. La mozione ricostruisce il quadro legislativo su cui si basa la proposta: dalla delibera regionale del 2015 che vieta l’accesso a chi indossa indumenti che rendono difficoltoso il riconoscimento del volto, alle sentenze della Corte d’Appello e del Tribunale di Milano che hanno confermato la legittimità di limiti motivati da ragioni di sicurezza. Sono richiamati anche l’articolo 85 del Regio Decreto del 1931 e l’articolo 5 della legge 152/1975, che vietano di comparire mascherati o con mezzi che rendano non identificabile la persona in luoghi pubblici. Nella parte finale, si impegnano il sindaco e l’amministrazione “a sollecitare il governo e il parlamento affinché promuovano provvedimenti normativi volti a introdurre misure che vietino l’utilizzo di indumenti o accessori che coprano il volto, come burqa, niqab, caschi protettivi e qualsiasi altro elemento che impedisca la riconoscibilità della persona in particolare all’interno degli edifici pubblici; ad adottare misure volte al rafforzamento dei controlli e della sicurezza, prevedendo il divieto di utilizzo di caschi protettivi o di qualsiasi altro dispositivo che impedisca il riconoscimento della persona -compresi i veli islamici integrali– all’interno delle sedi istituzionali comunali e degli edifici di proprietà comunale” e “a promuovere l’adozione delle misure anche presso gli enti e le società partecipate dal Comune”. Il Consiglio comunale sarà chiamato a esprimersi su un testo che trasferisce a livello locale le linee già definite dalla Lombardia.