Ecco il filtro placenta, se non sei madre devi stare muta

E' un caso l'affermazione dell'assessora Carlonia Minotti pronunciata in consiglio comunale a Lissone

Un’assessora di Lissone, evidentemente ispirata dallo spirito di Giunone, ha deciso di alzare l’asticella del dibattito pubblico. Dopo mesi di voluta assenza, spara. Chi non ha figli dovrebbe tacere. Evidentemente se non hai partorito, sei meno donna. Meno impegnata. Meno stanca. Meno autorizzata ad avere un’opinione. Del resto, è noto che il diritto alla parola in Italia si trasmette attraverso il cordone ombelicale. La critica era per le sue assenze? Piccolezze. Non è importante il fatto che un amministratore pubblico, pagato dai cittadini, risulti irreperibile: l’importante è il motivo. E se quel motivo è la maternità, allora non si discute. È un lasciapassare eterno, uno scudo anti-obiezione, una supercazzola con licenza di vittimismo. Come nel suo caso. perchè la maternità le ha sì impedito di partecipare ai Consigli comunali, ma non alle cene e feste di partito. Ma la perla arriva al termine del discorso. Come dessert: non solo la maternità giustifica tutto, ma chi non la vive non è degna nemmeno di esprimersi. Evidentemente una donna che osa parlare di partecipazione, lavoro, doveri istituzionali, senza avere partorito almeno un paio di eredi, è solo una voce nel vuoto. Una sterile lamentela. Qui si riscrive il femminismo in salsa retrò. Altro che diritti e parità. Oggi si misura la dignità con il test di gravidanza. E poi ci lamentiamo se il dibattito pubblico è tossico. Certo, criticare è facile, partorire è difficile. Non deve essere la maternità a giustificare l’assenza, ma il rispetto per il ruolo a giustificarne la presenza. E quello, figli o no, dovrebbe valere per tutti. Ma forse è più facile zittire chi non ha figli che spiegare perché non si è lavorato. Quindi cara Carolina Minotti lei l’altra sera non era una vittima, ma solamente “una” che ha detto una grossa cazzata…

L'autore

Marco Pirola fu Arturo. Classe 1962, quando l’Inter vinse il suo ottavo scudetto. Giornalista professionista cresciuto a Il Giornale di Montanelli poi approdato su vari lidi di carta e non. Direttore del settimanale L’Esagono prima e di giornali “pirata” poi. Oggi naviga virtualmente nella “tranquillità” (si fa per dire…) dei mari del sud come direttore responsabile de Il Cittadino.