Un posto su quattro è part time Fabbri introvabili in Brianza

L’indagine della Camera di commercio di Monza e Brianza rivela come l’occupazione sia aumentata più che altrove. Entro fine anno previste quasi seimila assunzioni ma il saldo è negativo: 1.920 le figure che non saranno rimpiazzate.
Un fabbro al lavoro
Un fabbro al lavoro FABRIZIO RADAELLI

Diminuiscono i posti di lavoro eppure da queste parti l’occupazione cresce più che in Lombardia e in Italia anche se una richiesta su quattro è per impieghi part time.

Alcuni lavoratori, poi, sono introvabili. Come i fabbri e gli artigiani del tessile. Per non dire dei professionisti più richiesti, gli addetti alle vendite. In questo caso sono previste 780 assunzioni delle 5.830 previste in totale nella provincia di Monza e Brianza entro la fine dell’anno. Lo rivela una indagine della Camera di commercio di Monza e Brianza che evidenzia come dal 2008 al 2013 sono praticamente raddoppiate le richieste di impieghi a «mezza giornata» che oggi rappresentano il 27,1%. L’analoga analisi dell’ente camerale evidenza come i 361.307 occupati in Brianza nel 2010 siano diventati 373.084 alla fine del 2012, con una crescita del 3,3% che rappresenta il miglior dato tra le province lombarde. Nello stesso periodo la crescita dell’occupazione in Italia è cresciuta dello 0,1% e in Lombardia dello 0,2%.

Il saldo tra entrate e uscite dal mondo del lavoro resta comunque negativo. A fronte delle quasi seimila assunzioni previste, si perderanno 1.920 posti con una variazione occupazionale pari a -1%. Le difficoltà riguardano soprattutto le costruzioni e le imprese con meno di dieci dipendenti. A Monza e Brianza poco più di un’impresa su 10 è intenzionata ad assumere, meno che nella media lombarda. Aumentano i lavoratori dipendenti /dal 75,5 al 78,8%) e diminuiscono quelli autonomi (dal 24,5 al 21,2%). Un quadro non proprio confortante. Ne è consapevole il presidente della Camera di commercio Carlo Edoardo Valli che tuttavia osserva come «la presenza di imprenditori che ancora investono mettendo in campo nuove assunzioni e la situazione del mercato del lavoro meno sofferente che altrove, ci fanno ancora credere nel nostro sistema e nella sua competitività. È necessario ripartire dalle imprese e ridurre il peso burocratico e fiscale».