Pensioni, a 50mila brianzoli rimborsi da 278 fino a 750 euro

È una stima di quanto potrebbero intascare i pensionati di Monza e Brianza in seguito al decreto annunciato dal Governo Renzi: in tutto sono 26 milioni di euro. Ai patronati fioccano le richieste di chiarimenti.
La sede dell’Inps a Monza
La sede dell’Inps a Monza FABRIZIO RADAELLI

Sarà un tesoretto nemmeno tanto piccolo quello che ad agosto pioverà nelle tasche dei pensionati brianzoli che incasseranno il contributo una tantum previsto dal Governo come parziale risarcimento per il blocco delle pensioni introdotto dalla legge Fornero.
Non è possibile, per il momento, effettuare calcoli precisi in quanto l’Inps non è in grado di dire quante sono le persone che otterranno il bonus: certamente, però, nella provincia di Monza e Brianza sono più di 50mila.
Qualche stima può essere tentata sulla base dei dati elaborati dall’ufficio statistica del Comune di Monza che ha analizzato gli importi medi delle pensioni: non considerando gli oltre 203mila anziani che non arrivano a 1.500 euro lordi al mese e i poco più di 8mila che superano i 3mila, restano circa 50mila cittadini che ritirano un assegno che oscilla all’interno delle due fasce e che si ritroveranno con una maggiorazione che diminuirà con l’ammontare del reddito. Ci sono, poi, alcune migliaia di persone che veleggiano tra i 1.443 euro esclusi dal provvedimento e i 1.500 presi in considerazione dagli elenchi.

Quel che è certo è che ad agosto i pensionati brianzoli si ritroveranno sui conti, complessivamente, oltre 26 milioni di euro: in realtà gli importi pro capite saranno esigui ed oscillerano tra i 278 e i 750 euro che verranno ulteriormente rivalutati nel 2016.

A pochi giorni dalla illustrazione del decreto Poletti molti si sono già rivolti ai patronati, come conferma Dario Turco dell’Inas Cisl: tanti chiedono se devono presentare domanda di rimborso o se devono attendere una comunicazione.

«Le richieste – commenta il responsabile del patronato – contribuirebbero solo a intasare di scartoffie gli uffici dell’Inps: è meglio aspettare ed, eventualmente, muoversi solo se non si riceve nulla».

C’è anche chi si sta informando per presentare un ricorso in modo da ottenere il rimborso dell’intera cifra non versata in seguito alla mancata indicizzazione sancita dalla riforma Fornero: anche in questo caso i sindacati consigliano una certa cautela.
«Mi auguro – commenta Turco – che il Governo non commetta l’errore politico di definire una tantum la restituzione, ma di considerarla un acconto. In caso contrario spunteranno selve di avvocati che fiuteranno l’affare e inviteranno tutti a firmare una vertenza a prezzi modici».

«È un film – aggiunge il rappresentante dell’Inas – che abbiamo già visto altre volte: si fa credere alla gente che con cento euro si possono ottenere somme sostanziose aderendo a cause collettive. I legali, magari, vincono il primo grado di giudizio. Dopo, però, tutto si blocca perché l’Inps presenta ricorso in appello per allungare i tempi e la sentenza, spesso, dopo alcuni anni viene ribaltata in quanto i magistrati esaminano la questione in modo più approfondito». O, magari, perché «i vertici dell’Istituto di previdenza esercitano la loro pressione sul Governo in modo da ottenere una legge di interpretazione autentica di un provvedimento a proprio sfavore» che riduca gli importi da versare ai pensionati.