L’altra superficie di Loi di Campi: in mostra alla Fondazione Atm di Milano

La Fondazione Atm di via Farini a Milano nel suo progetto “Nuovo Atlante delle Arti” che campiona le figure più interessanti del panorama artistico contemporaneo ha dato il via alla mostra “L’altra superficie” del pittore Loi di Campi. Ne sono stato io stesso il promotore dell’iniziativa perché “Loi di Campi è tra gli operatori estetici dell’oggi più attivi a insistere sulla problematica e sulle potenzialità della superficie sensibile dell’opera, ed anche sulla formazione concettuale e fisica della struttura che vive oltre la superficie. L’artista si attesta fra le personalità più sperimentali del nostro tempo, per i suoi attuali vissuti fervidi di tensioni creative”. All’evento e nella serata inaugurale erano presenti sia il Presidente della Fondazione  Giuseppe Natale, che il vicepresidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia Francesco Caroprese, unitamente all’artista Loi di Campi.

La mostra di Loi di Campi: aperta sino al 29 settembre

La mostra sarà visitabile fino al 29 settembre 2022 e offre in tale istituzione attestata internazionalmente, la focalizzazione e l’attenzione su talune figure in progress della nuova stagione artistica europea.  E Loi di Campi certamente lo è alla luce anche di una bellissima sua installazione che avevamo visto collocata tra Balconata e Gran Terrazza Belvedere al Plus Florence di Firenze, dal titolo “Disseminazione di gocce” quasi fosse una pioggia colorata. Non meno singolare anche la sua presenza nel Progetto “Disseminazione monumentale a Venezia” in occasione della 59ma Biennale d’Arte a Venezia nel 2022; la sua opera “Moduli oltre” in formato 100x100x5 è stata collocata permanente nell’Hotel Principe di Venezia, mostrando tutta la sua scenograficità, la sua leggibilità, il suo apparire teatrale, la sua organizzazione interna ed esterna.

La mostra di Loi di Campi: l’autore di Desio

Ma chi è Loi di Campi nel suo vivere un percorso contemporaneo? E’ nato nel Salento nel 1948 ma vive a Desio in Brianza da sempre, fin da giovane età; è arrivato nel mondo dell’arte contemporanea dopo aver fondato e diretto una ditta di ceramiche artistiche, con il marchio DE.AR, portando avanti  una feconda esperienza espositiva internazionale in questo settore e  partecipando alle più importanti fiere del settore ceramiche d’arte per più di 20 anni.  Affianca a tutto ciò, vale a dire all’esperienza del manufatto d’arte, la pittura sempre avvolta da una costante e rigorosa ricerca assoluta. E’ in tal modo che il suo fare arte, la sua pittura è pullulante di vitalità cromatica, pur sequenziando un mondo compositivo astratto. Poi dalla fine del 2012 ad oggi si concentra sulle monocromie e sul lavoro spaziale, all’inizio il bianco, mentre le superfici diventano campo per scenografie aperte. Nascono strutture bianche a più dimensioni, vere e proprie scenografie plastiche. Ora questa  bellissima mostra che l’artista italiano sta tenendo già da qualche mese alla Fondazione ATM di Milano, ha  movimentato l’interesse suscitato sulla stampa italiana e sulle strutture artistiche, vale a dire gallerie e musei, che vivono le ricerche più ardite e più avveniristiche,  e lascia pensare che Loi di Campi nel campo della spazialità e dell’estroflessione appartiene oggi di diritto  e soprattutto in bell’evidenza  -segnale forte per tutti i mercati- in quella compagine che ha già visto i nomi di Castellani,  Bonalumi,  Armando Marrocco, Scheggi, la Dadamaino,  Pino Pinelli e  Turi Simeti. 

Loi di Campi: le tensioni creative

Lavorando per capitoli, prima sui moduli emersi e poi su quelli sommersi, l’artista ha sondato tutte le possibilità dell’estroflessione, senza tralasciare la composizione più articolata, o la linea curva prediletta in diagonale, dando per quest’ultima la possibilità di leggervi una ricerca più sontuosa. E con lo spingere fuori i moduli, prediligendo la forma delle gocce, arriva al suo metodo definitivo che consiste nel riempire lo spazio, su cui interviene con il colore che si presenta come dominante (bianco, rosso, nero, blu, ecc.). Abbiamo una sorta di superficie che respira con la conseguente sensazione di movimento e di stasi di questo corpo di colore, che pare voler fuoriuscire dai vincoli del telaio ma al tempo stesso voler restare nell’essere stesso della pittura. E accanto allo stato maggiore milanese dell’estroflessione, da Enrico Castellani ad Agostino Bonalumi, fino a Paolo Scheggi, che hanno pure avuto la precedenza cronologica rispetto al minimalismo statunitense, il nuovo fare di Loi di Campi si attesta fra le personalità più sperimentali del nostro tempo, per i suoi attuali vissuti fervidi di tensioni creative. Ritmo e sequenza sono le forze messe in campo all’interno del telaio, e in questo clima di sviluppi e di rapidissima realizzazione dell’opera-fenomeno, Loi di Campi procede rigorosamente con i suoi moduli verso una geometria naturale (le gocce), verso emissioni della forma in un ritmo spaziale della superficie”. 

Le mostre di Loi di Campi, artista dell’anno 2018

Il vincitore del Premio Salento Arte 2017 è Loi di Campi, salentino e lombardo di adozione. L’artista si muove nel campo dell’arte estroflessa. Grandi campi spaziali, dove la costruzione ne è la base di partenza, e il colore, unico, piano, sincopato per via delle movenze costruttive, l’abito assoluto.  Strutture, geometrie espanse e contratte, architetture del mondo e dell’universo, ritmi ascensionali e portanti, archetipi come semi del visibile e dell’invisibile; Loi di Campi esprime con i suoi moduli sommersi – così ama chiamarli- il cuore di ogni geografia quotidiana e i suoi coni di luce mettono in risalto  le tridimensionalità. I toni monocromi che avvolgono le forme costruite accentuano la magia e il mistero di questi corpi architettonici,  e questi toni, queste accensioni che vanno  dai bianchi ai gialli, dai rossi ai blu, e oltre,  perpetuano la spiritualità che gravità negli spazi, nelle superfici e negli angoli, ma anche raccontano un’arte pura, essenziale, assoluta, sequenziale. Due grandi mostre,  penso a quella tenuta a Firenze e l’altra a Berlino lo hanno campionano artista dell’anno già nel 2018,  grazie alla sua  lucida arte, lucida perché estrema e analitica,  in   continuità  con quella prima tranche di  opere storiche degli anni Settanta e quelle dell’ultimo decennio, a dimostrazione di un rinnovamento nell’ambito di una coerenza linguistica e semantica. Opere estroflesse, moduli sommersi, ricerca spaziale, pittura analitica, il suo mondo si offre  in  un movimento di rottura in grado di assumere una propria autonomia nei confronti del minimalismo e dell’arte povera, così come nei confronti di una ricerca dichiaratamente espressionista e materica.  L’indagine si basa su una costante ambiguità dialettica dove la linea della pittura viene recuperata nella sua radicalità, ovvero in quella monocromia assoluta, senza comparazioni di stampo europeo, semmai con una filiazione all’artista Goy Moreno, brasiliano. 

La contemporaneità fluida

Arte in autonomia che vive nella gemmazione di processo sperimentali che coinvolgono media e materiali; in tale direzione si potrebbe dire che è proprio l’immagine affrancata ad innescare un continuo processo di modificazione del reale. Un lavoro primario, nella materia e nei colori, secondo una coerenza dottrinale  propria dell’arte estroflessa, per quelle sue caratteristiche intrinseche, spaziali, di pieni e di vuoti, di espansioni  assai poco ortodosse, ovvero nei tagli e nelle bombature; per tutto ciò Loi di Campi va subito posto all’attenzione dei più, entra nel mercato con riflessione e motivazione del fare, che è un fare nuovo, politico se per politico si intende costruire il futuro dell’arte, ed appare oggi una delle esperienze maggiormente influenti rispetto a una contemporaneità fluida e frammentata e non è casuale che abbia avuto ampi riflessi in tutta Europa con particolare riferimento a Germania e Svizzera, senza dimenticare l’Italia, paese in cui vive.