Fino a una manciata di anni fa lo Zucchi di Monza è stato il suo liceo. La scorsa settimana Edoardo Vitaletti ha rimesso piede nell’aula magna della sua scuola : questa volta, però, per presentare, in anteprima italiana, il suo cortometraggio “God is busy somewhere else – Dio è occupato altrove”.
Subito dopo essersi diplomato, nel 2015, Vitalietti è volato negli Stati Uniti per studiare cinema alla New York University: si laureerà tra un anno, nel maggio dell’anno prossimo. Intanto, però, è tornato nella sua vecchia scuola su invito degli ex professori: «A novembre – spiega – avevo avviato un percorso di raccolta fondi online: anche la scuola aveva fatto una donazione. Eravamo rimasti d’accordo che, a lavoro finito, sarei venuto a presentarlo. E a discutere con gli studenti di cinema, una materia che nel normale percorso scolastico si approfondisce poco».
Detto, fatto. Lo spunto è nato dalla volontà di ricordare il 75esimo anniversario della battaglia di Nikolaevka da cui, nelle prime settimane del 1943, prende il via la ritirata italiana della campagna di Russia.
Con lui martedì pomeriggio un altro ex studente dello Zucchi, Sinni Ricci, ora studioso di storia contemporanea, che prima della proiezione ha contestualizzato storicamente l’episodio.
«Di una situazione simile – ha spiegato il ventiduenne monzese – parla il mio cortometraggio: di un plotone di soldati italiani dispersi in una foresta della Russia. Il punto di partenza è una vecchia storia di famiglia: mio nonno ha combattuto in Russia e, in giorni rimasti imprecisati dell’inverno tra il 1942 e il 1943, il suo plotone si è perso. I soldati hanno passato la notte all’addiaccio – prosegue l’ex zucchino – il mattino successivo mio nonno si è svegliato rendendosi conto di essere l’unico sopravvissuto».
Un girato molto statico e tempi lunghi – «la suggestione arriva dal film “Amour” di Michael Haneke», spiega Vitalietti – sono i tratti distintivi del cortometraggio che, attraverso un flashback si ispira, romanzandole, alle avventure del nonno.
«È la storia di quella notte – prosegue il giovane, appassionato di David Lynch – Una sua prima stesura della sceneggiatura risale al 2016. Riprendo in mano il lavoro lo scorso agosto: nel giro di tre mesi organizzo la troupe, di circa trenta persone. Seguono i casting e poi i due giorni di riprese, in un appartamento di New York e in un bosco poco fuori dalla città. Scelgo di girare il film in italiano, con attori italiani che vivono a New York». Vitalietti si tratterà a Monza per alcuni giorni, poi tornerà a studiare nella “grande mela”.
«Il mio sogno – confessa – è riuscire a restare negli States, continuando a coltivare questa mia passione. Non l’ho scoperta da bambino: ho iniziato ad amare il cinema durante gli ultimi anni di liceo. Sto studiando per diventare regista e scrittore – è la sua conclusione – mi piacerebbe lavorare per il cinema o per la televisione».