Monza è unica. Nel bene e nel male. Il benvenuto al paddock è un rito, un tratto distintivo, da cui pochi si sottraggono. Tra questi c’è però Sebastian Vettel, sempre lontano dal contatto con i tifosi all’ingresso. A giocare in casa è invece Fernando Alonso, anche domenica mattina coccolato dai suoi tifosi.
Bagno di folla che non si sono fatti mancare, tra le 9 e le 9.15, nemmeno i timonieri delle principali scuderie. Da Marco Mattiacci ad Aldo Costa, sino a Toto Wolf. Tutti pronti a mettere ventiquattrore a terra, rispondere presente all’invito dei tifosi e a dispensare fotografie e autografi. Col sorriso sulle labbra, per quella confidenza che la “pancia” del Gp si prende nei confronti dei suoi rappresentanti più autorevoli, più referenziati.
Fa così anche Alain Prost, richiamato a gran voce dai cacciatori di firme. Uno a uno sfilano anche Nico Hulkenberg, Valtteri Bottas, Jean Eric Vergne, Felipe Massa e Sergio Perez. Tutti felici di partecipare alla felicità dei tifosi. C’è Lewis Hamilton, in sella alla sua Mv Agusta, a prendersi uno dei tributi più calorosi.
Guai a mettergli una mano sulla spalla per scattare una foto però, perché il rischio è quello di finire come qualche tifoso, allontanato dal pilota britannico in malo modo. Ma il vertice basso del feeling, tra tifosi e piloti, lo tocca ancora una volta in questo weekend Kimi Raikkonen. Atteso sino alle 10.10, ma veloce a transitare su uno scooter a tre ruote sin dentro al paddock senza fermarsi. Segno che la delusione del sabato, di chi non l’ha visto fermarsi per uno scarabocchio su un quaderno, non l’ha colpito più di tanto.
Ma Monza è unica, si diceva. Anche quando un uomo attempato tenta di transitare tra le transenne aperte, pronte per il passaggio dell’auto di un pilota in arrivo. Dal servizio security si muovono due addetti, che sollevano di peso l’intruso, bloccando di fatto il suo tentativo intrusione. Peccato che quell’uomo, non riconosciuto, fosse Peter Sauber, titolare dell’omonima scuderia.