Monza: i primi 25 anni dell’associazione Antonia Vita – VIDEO

L’associazione Antonia Vita di Monza compie 25 anni. In un quarto di secolo al Carrobiolo tra scuola popolare, Cag, centro estivo, doposcuola, semi-residenzialità, sono passati 1.470 utenti.
Monza: 25  anni Antonia Vita
Monza: 25 anni Antonia Vita

Oltre 1.470 utenti, con l’impegno di 1.420 volontari, per un totale di 170mila ore di servizio: tre cifre che racchiudono (in una sintesi estrema ma efficace) 25 anni di lavoro senza sosta per i ragazzi. Un cammino che via via si è fatto sempre più carico di certezze, di proposte collaudate, ma anche di sperimentazioni e innovazioni che hanno dato nuovi frutti. E la ricchezza, qui, matura tutta nel capitale umano.


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L’associazione Antonia Vita compie un quarto di secolo: un periodo che sembra ben più lungo se si considerano i progetti messi sul tavolo e, allo stesso tempo, più breve se invece si guarda all’entusiasmo odierno che accompagna anche i volontari più datati, quelli che fanno parte della onlus sin dai primi passi. L’associazione venne fondata da un padre barnabita e da una madre canossiana nei primi anni Novanta. La costituzione ufficiale è del 1993, l’arrivo negli attuali spazi del Carrobiolo è dell’anno prima. Poi gli spazi dei barnabiti monzesi sono divenuti la casa di tutto.

Le “Facce da Carrobiolo”

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Oggi a dirigere la onlus c’è Simona Ravizza (monzese cresciuta al Carrobiolo), impegnata come volontaria negli anni di studio e oggi, dopo una laurea in Giurisprudenza e tanta esperienza, tornata “a casa” e affiancata da una decina di operatori e da oltre 70 volontari. La direttrice ha vissuto nei diversi ruoli tutte le tappe del Centro di aggregazione giovanile pomeridiano, della Scuola popolare (rivolta ai ragazzi dai 14 ai 18 anni che non abbiamo ancora conseguito il diploma di terza media), del centro diurno (in aggiunta anche il centro estivo, dai 6 ai 16 anni, in procinto di partire nuovamente tra pochi giorni) e attivato nuove attività e percorsi.

I ragazzi arrivano all’Antonia Vita su segnalazione dei servizi sociali del Comune, su indicazione delle scuole del territorio o, come nel caso dei centri estivi e del Cag, con accesso assolutamente libero. Questo a dimostrazione che gli spazi di vicolo Carrobiolo sono aperti a tutti, come nella filosofia che guida operatori e volontari, desiderosi di vedere integrati i loro ragazzi. Tra quest’ultimi ci sono anche quelli che occupano gli spazi per la semi-residenzialità diurna, riservati ai più giovani che vivono situazioni complesse. Per loro tante attività e proposte, oltre alla disponibilità di un luogo dove posso sentirsi accolti. Gli operatori della onlus si occupano anche di assistenza domiciliare.


C’è anche il doposcuola, con ragazzi (30 posti al massimo, ma la lista di attesa è sempre lunga) tra junior (prima e seconda media) e senior (terza media e biennio superiori), pronti a fare i compiti pomeridiani, con l’assistenza di volontari. In occasione dell’anniversario, la onlus ha ideato due giornate di festa, il 25 e 26 maggio.
Il primo momento, venerdì scorso, è stato dedicato all’incontro con le istituzioni. Al sindaco Dario Allevi e all’assessore Pierfranco Maffè è stato illustrato il bilancio sociale 2017. Presenti anche i consiglieri comunali Francesco Cirillo e Anna Martinetti e il presidente del Consorzio comunità Brianza, Mario Riva. Massima libertà alla creatività dei ragazzi, invece, nella giornata di sabato, quando gli spazi del Carrobiolo si sono animati con uno spettacolo teatrale, un contest di canzoni rap (con tanto di voto finale), tornei sportivi e la proiezione di alcuni video realizzati dagli stessi ragazzi. Per tutti anche una messa celebrata sul campo da basket, con padre Davide Brasca e gli altri barnabiti. E un murales, all’ingresso del centro, dell’artista Silvana Maria Raimondi .

«Perché il bello di questo nostro universo – conclude Ravizza – è che qui ci sono potenzialità enormi ed è importante sottolineare che la onlus non è ospite di questi spazi, ma ne è parte integrante. Qui c’è uno spazio unico e questo è un valore anche in una prospettiva futura di nuove iniziative». Perché, in fondo, 25 anni sono solo l’inizio.