L’arcivescovo Scola a Giussano: «La Brianza è fede, carità e amore»

Bagno di folla oggi per il cardinale Angelo Scola a Giussano per la visita pastorale nel decanato di Seregno. La mattinata ha avuto inizio con la visita del porporato agli ammalati ricoverati all’hospice dell’ospedale Borella.
L’arcivescovo Scola a Giussano:
«La Brianza è fede, carità e amore»

Bagno di folla per il cardinale Angelo Scola a Giussano, domenica, per la visita pastorale nel decanato di Seregno. La mattinata ha avuto inizio il saluto e la benedizione agli ammalati ricoverati all’hospice dell’ospedale Borella. La presenza di Scola a Giussano, nella giornata mondiale delle Vocazioni, ha coinciso con la ricorrenza del quinto anno di fondazione della Comunità pastorale San Paolo di Giussano.

Ad attenderlo sul sagrato della basilica dei Santi Filippo e Giacomo una vera e propria folla che ha riempito la chiesa. Quasi duemila i fedeli presenti. A fare gli onori di casa il parroco don Norberto Donghi. Presenti il decano monsignor Bruno Molinari, il vicario di zona monsignor Patrizio Garascia, i sacerdoti delle comunità pastorali del decanato. Quindi, nell’omelia, il tema caratterizzante la Liturgia della Parola, quello dell’amore.

«Quando parliamo dell’amore nessun uomo è inconsapevole di cosa questa parola significhi. Tutti noi ne facciamo esperienza fino dai primissimi giorni della nostra vita- ha detto Scola- ma quando cerchiamo di dargli un nome preciso, il contenuto ci sfugge come se volessimo prendere in mano l’acqua corrente e volessimo trattenerla ma non riusciamo. Ecco la nostra vita può essere intesa come l’approfondimento dell’amore, imparando a distinguere la carità. Appoggiandoci alle lettura di oggi l’amore spiega la ragione ultima del nostro lavorare, del risposo, del costruire una società giusta, il senso della condivisione dei doni».

Quindi l’invito a compiere il passaggio «dall’esperienza amorosa dell’affezione a quello più decisivo del dare la propria vita per i propri amici e anche per i nemici. L’amore affettivo deve però uscire da sé e raggiungere veramente l’altro, deve volere il bene oggettivo dell’altro». Scola si poi rivolto direttamente ai brianzoli: «La Brianza ha una responsabilità molto grande nella diocesi ambrosiana perché tanto ha avuto dai nostri padri, ha una tradizione fortemente radicata in uno sguardo di fede ed esperienza di carità e amore intenso che ha saputo legare la famiglia e il lavoro costruendo un benessere forte di cui, nonostante la grave crisi, ancora gode e sono certo potrà ancora godere, quando, con il contributo di tutti, potremo uscire da questa fatica.

Dovete sentire questa responsabilità che deve giungere fino al civile in una società plurale. Il cristiano non impone nulla, non è un militante di partito ma un testimone, è il terzo fra due e facilita l’incontro con Cristo in un confronto aperto». All’uscita ancora per lui l’abbraccio dei fedeli, poi il pranzo in oratorio con i sacerdoti del decanato.