Degrado nei parchi di Seregno: «Skaters vandali? Semmai siamo vittime»

Dallo “scempio dei bravi ragazzi” all’arte. Michele Mauri, skater e istruttore di 30 bambini, difende lo skatepark di parco Meroni di Seregno e lo sport che riempie la sua vita da dieci anni: «Noi vandali? Semmai spesso siamo vittime».
L’opera di Shoefiti allo skate park di Seregno
L’opera di Shoefiti allo skate park di Seregno Redazione online

Dallo “scempio dei bravi ragazzi” all’arte. Michele Mauri, skater e istruttore di 30 bambini, difende lo skatepark di parco Meroni di Seregno e lo sport che riempie la sua vita da dieci anni.

A chi ritiene responsabili le tavole a 4 rotelle delle brutture che il parco subisce, il 24enne risponde: «I problemi sono prima di tutto i genitori che non fanno rispettare le regole ai propri figli». L’opinione pubblica non ha ancora beatificato la disciplina dello skate come sport e continua a relegarla alla mercé dei teppisti. In realtà lo skateboard ha sue storie, tradizioni e onori ma i genitori, frequentatori del prato adiacente lo skate park, non sembrano dello stesso avviso e le regole dello skate park, a quanto sostiene l’istruttore, non vogliono rispettarle.

È scontro tra famiglie e sportivi, entrambi ritengono gli altri responsabili dello stato precario in cui versano ormai da tempo le strutture del parco.


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«Ci sono genitori che portano i bambini con la bicicletta, i pattini, in carrozzina sulla pista. Esiste un regolamento che spiega che è un luogo pericoloso e che viene snobbato – lamenta Mauri – Due anni fa sono stato coinvolto in una colluttazione che mi ha lasciato alcune cicatrici perché ho rischiato di cadere dalla pista sopra a un bambino che non poteva stare lì. Tre mesi fa una tavola ha colpito un bambino, il padre ha preso a schiaffi lo skater».

È colpa degli skater che non devono praticare lo sport nel luogo ad esso adibito o dei genitori che lasciano correre i figli dove è vietato? Questo il quesito lanciato dal giovane sportivo.

Gli skater vengono inoltre collettivamente additati come vandali. «Abbiamo subito anche noi parecchi atti vandalici – spiega Mauri – Sei estintori svuotati dentro lo skatepark, mezza pista distrutta, piastrelle prese e rotte in giro. La piscina viene usata come discarica, dentro ci abbiamo trovato di tutto».

Mauri vuole gettare luce anche su altri disastri del parco di cui lui e “i suoi soci” sono stati ritenuti responsabili sia tacitamente che apertamente con una lettera che un lettore ha inviato a Il Cittadino una settimana fa.

«La stessa pavimentazione dello skatepark, rovinata dall’uso e non solo, è stata sistemata più volte a nostre spese – spiega – Ci sono tombini in giro per il parco non fissati, ma solo appoggiati a terra. Sia io che un signore ci siamo caduti dentro. La recinzione che qualcuno ha dichiarato che abbiamo divelto noi e buttato sugli alberi, sono anni che è rotta. Noi abbiamo trovato assi di legno sulla pista insieme a calcinacci».
I ragazzi stanno collaborando con il Comune per risanare le condizioni disagiate del parco e dello skate park.

«Mi sembra facile accanirsi su una pratica culturale che è tutt’altro che segno di inciviltà» conclude Mauri.

E le scarpe sugli alberi? «Questo strano cimitero che penzola dagli alberi è in realtà una moda giunta dagli Stati Uniti assieme alla cultura dello skateboarding: si chiama “Shoefiti”». Ovvero shoes (scarpe) e graffiti: «Gli skater una volta che consumano scarpe e tavole le buttano sugli alberi – conclude Mauri – Così si impossessano del luogo».