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Cinema

Una madre, una figlia

Regia

Mahamat-Saleh Haroun

Genere

Drammatico

Anno

2021

Achouackh Abakar, Rihane Khalil Alio

Periferia di N’djaména, Ciad, un posto difficile in cui vivere, sopratutto sei sei una donna. La situazione, se possibile, si complica ulteriormente se sei una donna non accompagnata da un marito. In questo contesto viene raccontata la storia di Amina, una trentenne musulmana che con tanti sacrifici cerca di crescere al meglio la figlia di quindici anni, Maria. La loro vita si complica ulteriormente quando Maria rimane incinta ed è decisa a non tenere il bambino. Amina dovrà quindi affrontare una dura lotta, perché nel suo paese l’aborto è punito legalmente e la sua stessa religione non lo accetta. Le due donne si ritroveranno a combattere una battaglia che sembra già persa in partenza. NOTE DI REGIA. Il titolo originale del film è “Lingui”, una parola usata in arabo ciadiano che indica proprio le connessioni o i legami, appunto. È un termine che implica solidarietà, mutuo soccorso, aiuto reciproco a restare a galla. Come spiega bene il regista (Mahamat-Saleh Haroun), “io posso esistere solo se anche gli altri esistono. Questo è il lingui, questo è il filo comune, il legame sacro del nostro tessuto sociale. Essenzialmente, si tratta di una filosofia altruista. La parola simboleggia la resilienza di una società quando deve affrontare problemi e prove terribili. E quando questo lingui viene spezzato, preannuncia l’inizio di un conflitto”. È proprio quello che accade ad Amina, che si sente morire all’idea che a sua figlia possa spettare un futuro simile al suo; allo stesso tempo non riesce a concepire la possibilità che Maria ricorra all’aborto, perché sente il bisogno di conformarsi agli insegnamenti religiosi dell’Islam e della società a cui appartiene, dove l’interruzione di gravidanza è vietata.