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Cinema

Ritorno a Seoul

Regia

Davy Chou

Genere

Drammatico

Anno

2022

Park Ji-min, Oh Kwang-rok, Guka Han, Kim Sun-young, Yoann Zimmer, Louis-Do de Lencquesaing, Jin Heo, Hur Ouk-Sook, Son Seung-Beom, Dong Seok Kim, Emeline Briffaud, Lim Cheol-Hyun, Régine Vial, Cho-woo Choi, Ioana Luculescu

Davy Chou racconta la storia di Freddie, una ragazza di 25 anni di origini coreane adottata, quando ancora era molto piccola, da un’amorevole famiglia francese. Testarda e impulsiva è determinata a scoprire le proprie radici e soprattutto a trovare i genitori biologici. Tra incontri inaspettati e nuove amicizie, Freddie intraprende un viaggio immergendosi in una cultura molto diversa da quelle alla quale è abituata. Un film che esplora il tema dell’adozione internazionale ma anche della ricerca di sé.

NOTE DI REGIA
Nel 2011 sono andato a presentare il mio primo documentario di lungometraggio, Golden Slumbers, al
Busan International Film Festival in Corea del Sud. Una mia amica, Laure Badufle, è venuta con me per
mostrarmi quello che definiva “il suo paese”. Laure è nata in Corea del Sud ed è stata adottata in Francia
quando aveva un anno. A ventitré anni è tornata per la prima volta nel suo paese di nascita, dove ha
trascorso due anni prima di fare nuovamente ritorno in Francia. Prima di partire mi ha avvisato: “Non
vedremo il mio padre biologico coreano”. Il loro primo incontro non era stato dei migliori. Ci siamo
incontrati a Busan e, dopo due giorni di festival, mi ha detto: “Ho inviato dei messaggi a mio padre. Ci
incontreremo a Jinju domani. È a un’ora e mezza da qui. Vuoi venire con me?”. Abbiamo quindi preso un
autobus e mi sono ritrovato a pranzo con il suo padre biologico e sua nonna. È stata davvero
un’esperienza toccante. Dai loro scambi trapelava un misto di emozioni: tristezza, rancore,
incomprensione e rimpianti. C’era anche un qualcosa di tragicomico perché era chiaro che avessero
problemi a capirsi. Con noi c’era anche un’interprete che si è trovata palesemente in difficoltà nel
tradurre gli scatti d’ira della mia amica e renderli con il grado di cortesia richiesto dall’etichetta coreana.
Rimasi così toccato da quell’esperienza che decisi che, magari, un giorno l’avrei trasformata in un film.
Dopo l’uscita di Diamond Island, il mio primo lungometraggio di fantasia ho cominciato a pensarci di
nuovo. Così ne ho parlato con Laure, e ne è stata entusiasta.