Palazzina Laf, acronimo di Laminatoio a freddo, era, alla fine degli anni ’90, il reparto dell’acciaieria Ilva di Taranto dove venivano confinati e resi vittime di mobbing gli impiegati che si opponevano al declassamento, visto che grazie all’art. 18 non potevano essere licenziati venivano destinati a “non fare nulla”.
Attraverso la storia di Caterino, uomo semplice e operaio all’ILVA, che vive in una masseria ridotta un po’ male e sogna di trasferirsi in città con la fidanzata. Quando i capi dell’azienda decidono di fare di lui una spia, Caterino ingenuamente abbocca e svolge ll’incarico di individuare i lavoratori di cui è necessario liberarsi. Presto Caterino diventa l’ombra dei suoi colleghi e prende parte agli scioperi soltanto per denunciarli. Soltanto quando chiederà di essere trasferito anche lui alla Palazzina Las comincia a capire la machiavellica strategia dei capi. Ma sua spese scopre che da quell’inferno non c’è una via d’uscita…
Siamo nel 1997 e la cosiddetta ‘novazione’ del contratto, cioè la cancellazione del ruolo svolto fino a quel momento da impiegati per approdare a una posizione minore, da operai, portò a legittime proteste. Attraverso la storia di Caternino viene raccontato quel che accadde all’ILVA di Taranto, dove la Palazzina Laf, che radunava i dipendenti pagati per non fare letteralmente nulla, diviene l’area dell’azienda in cui mobbing e mortificazione della dignità dei lavoratori regnava sovrana. Poi, nel novembre del 1998, un processo condannò in tutti i gradi di giudizio i responsabili e gli alti dirigenti dello stabilimento, liberando finalmente le vittime di questi soprusi Tratto da “Fumo sulla città libro” dello scrittore Alessandro Leogrande, che avrebbe dovuto anche firmare la sceneggiatura ma che purtroppo durante la lavorazione del film è venuto a mancare nel 2017, il film segna il debutto alla regia dell’attore Michele Riondino, anche intetrprete del film con Elio Germano, Vanessa Scalera e Domenico Fortunato.