Carlobianchi e Doriano sono due amici oltre i cinquanta, senza soldi né speranze, che si ostinano a vivere con l’energia e la leggerezza di ragazzini: bevute notturne, bar alla fine del mondo, e la ricerca ossessiva dell’“ultimo giro”. In una di queste sere si imbattono in Giulio, giovane studente d’architettura dallo sguardo dolente e pieno di sogni. Quell’incontro casuale diventa l’occasione per un viaggio notturno nella vastità silenziosa del Veneto: luci al neon, strade deserte, rotonde vuote, motore che ronza e silenzi che pesano. A bordo di un’auto sgangherata, i tre si spostano da un locale all’altro, tra confessioni alcoliche, silenzi carichi e paure confessate a mezza voce. Giulio osserva, ascolta e lentamente si trasforma: impara a guardare il mondo con occhi nuovi, a distinguere l’amore da un bicchiere svuotato, a concepire un futuro che non sia solo fuga. Ma il viaggio non è privo di tensioni: tra Carlobianchi e Doriano emergono rimpianti, frustrazioni, ferite mai sanate. Giulio, pur esterno a quella vita, diventa il confidente involontario, il catalizzatore di emozioni rimosse. Alla fine, le strade si dividono. Giulio riprende i suoi studi, irrevocabilmente cambiato, mentre i due amici riprendono i loro ultimi giri — consapevoli che l’incontro notturno ha lasciato tracce che nessun bicchiere potrà cancellare. Le città di pianura è un road movie malinconico e ironico ambientato nel Veneto rurale, in cui l’amicizia, l’eterna adolescenza e la ricerca di senso si intrecciano sotto il manto della notte.