Talvolta basta proprio poco per fare tanto. E quando c’è di mezzo un animale, le parole non servono: basta la presenza. Quello che ne consegue però è sì, invece, una bella storia di cui parlare. Ecco i personaggi. C’è Zoe, una cagnolina di poco più di un anno: dolce, affettuosa, pelo corto e persino anallergico. Poi c’è Sara Zambello, la sua padroncina, che di lavoro fa l’assistente sociale nelle strutture della cooperativa La Meridiana. Eppoi ecco anche Enrico Consonni, preparato volontario dell’hospice San Pietro (reparto Sirio), un luogo dove la sofferenza e il dolore non se ne vanno mai e infine, instancabile nel dare vita a nuovi progetti di assistenza, c’è Roberto Mauri, direttore de “La Meridiana”. Di passaggio, in questa storia, ci sono anche un’altra Sara Ronchi, pet therapist con la sua vivace cagnolina Greta, divenute rispettivamente addestratrice ed esempio per Zoe.
Zoe da qualche mese corre avanti e indietro per il corridoio dell’hospice, accoglie i parenti in visita, con speciale riguardo per i bambini in arrivo, sale sul letto dei malati con discrezione, ma senza alcun limite. È una cucciola di razza Maltipoo: il suo pelo corto e disciplinato non crea problemi a chi è allergico, le sue dimensioni facilitano l’approccio anche con chi è meno abituato alla presenza di cani. E il suo carattere è una sorta di “benedizione”, perché è adatto a distrarre, anche solo per un attimo, dalla malattia e dalla sofferenza. Come se, per un istante, quel letto di ospedale diventasse un prato dove coccolare Zoe e al tempo stesso farsi coccolare. Sara Ronchi sta seguendo l’addestramento dell’animale, che ad oggi entra all’hospice una volta alla settimana, in modo non strutturato, come una sorta di mascotte e ogni venerdì, dalle 14 alle 18, accompagnata però dal volontario Enrico, pensionato che ha subito dato la propria disponibilità ad avere la cagnolina come “partner”. Vaccinata e sempre sotto controllo, Zoe non fa correre rischi neppure a chi è più debole e privo di difese immunitarie. Pesa così poco che e tenerla sul letto o in braccio non costa fatica a nessuno.
Basta un “bau” per farsi annunciare e subito c’è qualcuno che, anche con le poche forze a disposizione, le va incontro. Zoe è l’unica autorizzata a correre, saltare e anche ad aprire le porte chiuse. «Spesso le famiglie si chiudono in quelle stanzette, nel loro momento di dolore – racconta Zambello -. Non sempre per noi operatori è facile entrarvi. Allora Zoe che con la sua zampetta spalanca una porta socchiusa ed entra, è il veicolo anche per noi per chiedere come vanno le cose. Il contatto con l’animale evoca emozioni, ricordi e permette di esprimere sensazioni e stati d’animo in modo semplice e immediato. Anche l’umore migliora. A volte il paziente e la famiglia ricordano i loro animali. E da lì si parte per due chiacchiere e una forma di sostegno alla sofferenza». L’assistenza sociale racconta di questi mesi e di come spesso Zoe sia arrivata all’hospice all’improvviso, magari per aiutare una bambina a venire a trovare la sua mamma in un luogo che se difficile per un adulto, per chi è in tenera età può anche divenire traumatico. «Allora accompagnare la cagnolina in giardino, – continua l’operatrice – o darle da mangiare, diventa occasione per alleggerire la situazione e portare un pizzico di allegria e normalità dove c’è ben poco di tutto questo».
Zoe sta seguendo un training con Sara Ronchi, che si occupa con la sua cagnolina Greta di programmi di pet therapy in altre strutture della cooperativa ed è impegnata anche all’hospice delle Grazie. L’addestramento prevede l’apprendimento di quattro comandi, per imparare a fermarsi, sedersi e sdraiarsi: un percorso per permettere all’animale di divenire parte integrante dell’hospice San Pietro. Ma la “fase educativa” di Zoe prosegue anche a casa, con Sara Zambello. «Tutta la mia famiglia è entusiasta di lei e del fatto che stia diventando così importante per i pazienti della struttura in cui lavoro. Zoe con noi si esercita, fa i compiti per imparare i comandi. Per il momento il suo abbaiare è ancora un po’ indisciplinato. Ma questo annuncia la sua presenza a tutti. E alla fine è un bel abbaiare».
L’esperimento è solo all’inizio, ma i risultati hanno sorpreso tutti. Tanti chiedono di Zoe ogni giorno. C’è anche qualcuno che non ha più un proprio caro ricoverato all’hospice e magari passa da lì (in un luogo che non è certo collegato a bei ricordi) per dare una carezza all’animale o chiedere come sta. Insomma, un’idea nata un po’ per caso (dal desiderio di Sara di avere un cane) e un po’ per gioco (dalla volontà de “La Meridiana” di portare occasioni di benessere) è divenuta un servizio, senza costi aggiuntivi e con buoni risultati. E tanti sorrisi, che in realtà sono molto di più.