D’altra parte non lo aveva già cantato lui, a Sanremo, di saper resistere a tutto “ma alle tentazioni no”? E quindi come respingere un amore, per di più a prima vista? No, non si poteva. È nato così “Maledetto colui che è solo”. È il nuovo disco di Mauro Ermanno Giovanardi suonato insieme al Sinfonico Honolulu, in vendita da martedì 21 maggio (leggi) e pronto per essere presentato live: insieme una voce tra le più riconoscibili della musica italiana e la prima orchestra nostrana di ukulele, base in Toscana e cuore aperto al mondo.
Un disco che riunisce brani inediti firmati dall’artista brugherese, un paio di canzoni della sua storia musicale – solista e coi La Crus – e cover di grandi classici.
E poi?
È iniziato un viaggio appassionato. È stato un atto d’amore nel senso che mi ci sono buttato, non ho resistito, ho messo da parte tutto, anche il mio disco di inediti: ho preso la valigia e sono andato a Lari, in provincia di Pisa, allo studio Sam. È stato un progetto che mi ha rapito e che è cresciuto in tempi rapidissimi, a cui abbiamo dedicato tantissimo lavoro. Ma proprio tanto.
Giovanardi-Sinfonico Honolulu: com’è andata?
Il primo incontro due anni fa al festival Effetto Venezia di Livorno: mi aveva folgorato la loro versione di “Io confesso” e “Il vino”. L’anno scorso mi avevano accompagnato alla consegna del Premio Lunezia, in Lunigiana, e per quell’occasione preparammo “Se perdo anche te”. Ma era chiaro che avremmo dovuto fare qualcosa di più, ed ecco qua. Non mi era mai capitato di prendere una decisione di getto, di mollare tutto per l’amore di farlo: quest’inverno ci siamo detti “si fa”. E da un divertissement ci siamo accorti che questo lavoro avrebbe potuto acquisire una potenza incredibile. In un attimo ci siamo trovati a dover scegliere tra sedici pezzi e tantissimo fuoco che bruciava.
“Io confesso” e l’inedita “Solo e col sole in faccia” scritta insieme a Marco Lodoli per parlare di libertà e di lavoro (che non c’è). Poi De André, Buscaglione, Celentano, Capossela Piero Ciampi, Radius. E diversi ospiti importanti. Che strada ha seguito questo viaggio?
Doveva essere un disco del mio mondo musicale, con degli inediti e delle cover. L’idea era di fare un disco sinfonico, ma con un’architettura per strumenti altri: oltre all’ukulele, infatti, ci sono le mandole, la marimba, il vibrafono, l’organetto, il theremin. Strumenti che danno tutti un sapore particolare.
Dici ukulele e pensi…
No, non si trattava di portare le canzoni alle Hawaii ma di portare lo strumento in giro per il mondo e di creare un immaginario maneggiando gli arrangiamenti. Così Vinicio (Capossela, ndr) ha preso un ritmo calipso, la Storia d’amore di Celentano una strada balcanica grazie all’organetto di Riccardo Tesi. Piero Ciampi è languido e caribe con la voce di Nada. L’ukulele tiene le fila di tutto facendo da tramite tra musica e parole.
Ne è valsa la pena?
Certamente sì. Il mio disco di inediti è praticamente pronto, la fase di scrittura è finita e non resta che confezionarlo. È un lavoro di cui sono molto contento, dal punto di vista etico sono a posto con la mia coscienza. E io sono sempre molto critico con me stesso. Uscirà penso a inizio 2014.
Intanto due showcase nelle Feltrinelli (a Firenze e il 25 maggio a Livorno), il 31 maggio in diretta nazionale su Radio Popolare Network dall’Auditorium Demetrio Stratos di Milano. Poi via al tour al The Cage Theatre di Livorno (27 maggio) e, il 9 giugno, tappa al Festival MI AMI, ancora a Milano. Come sarà?
Un po’ più minimale rispetto agli arrangiamenti e ai cori del disco, ma la presenza delle percussioni non ci allontanerà molto. E poi lavoreremo sugli arrangiamenti, sul theremin. Sarà “ukuleliko”. Il singolo che ha anticipato il nuovo album ci ha già detto che piace a un pubblico trasversale: per un disco di questo genere, fatto di scelte particolari, è un complimento molto, molto bello.