Le mie figlie coinvolte in un furto di vestiti. Cosa devo fare?

Una “ragazzata” finita con l’intervento dei Carabinieri, una madre preoccupata. Risponde l’avvocato Marco Martini del Foro di Monza
Un negozio di abbigliamento
Un negozio di abbigliamento

Buongiorno,

le mie due figlie devono essere impazzite, devo pensare che sia stato quest’anno di Covid, così spesso chiuse in casa, ma devono essere andate fuori di testa. Siamo una famiglia normale, non abbiamo mai, dico mai, avuto problemi con la giustizia, eppure l’altra settimana sono stata chiamata dai Carabinieri i quali mi hanno avvisata, quale genitore, della identificazione di mia figlia minore (ha 17 anni), che era stata controllata insieme alla più grande (21 anni).

MI sono spaventata, sono corsa in caserma ed ho scoperto che le due stupide, alle quali non manca nulla, insieme a una loro amica, avevano pensato bene di entrare in un negozio del centro di Monza e cercare di portare via senza pagare tutta una serie di vestiti e intimi. Siccome erano entrate nel negozio con fare un poco sospetto, cosi mi è stato detto, erano state seguite dalla vigilanza che aveva visto che cosa avevano fatto, entrando nei camerini con più vestiti, e poi facendo finta di provarli, uscivano da li per andare alla cassa, pagare per una cartolina di auguri e superare le casse.

A quel punto venivano fermate tutte e tre dal personale di sicurezza, si accertava che avessero indossato tutta una serie di vestiti uno sopra l’altro coprendoli con i giubbini e la rottura delle placche antitaccheggio e venivano chiamati i Carabinieri i quali mi avvisavano per la più piccola.

Quando poi sono uscita dalla Caserma, rossa in viso per la rabbia e la vergogna, ho anche pensato bene di strappare tutti i fogli che erano stati consegnati e quindi non so neanche più che cosa ci fosse scritto.

Cosa devo fare?

Una mamma disperata.

Prima di tutto, come sta imparando sulla sua pelle, mai buttare alcun foglio o carta ricevuto dalle Forze dell’Ordine o in altra maniera e proveniente dall’Autorità Giudiziaria, sono molto importanti perché contengono informazioni necessarie per la difesa. Alcuni pensano per esempio che il rifiuto di firmare cambi qualcosa, mentre in realtà non cambia nulla perché il soggetto si intende in ogni caso informato del fatto. Accade poi che in ragione del verbale di identificazione, in cui magari la persona ha eletto domicilio in un luogo diverso dal proprio, per non far sapere magari ai parenti o ai genitori del fatto compiuto, oppure presso il difensore di ufficio, ne segua che i successivi atti processuali vengano notificati in quei luoghi e la parte non ne sappia più nulla, salvo contatto ad opera del difensore di ufficio diligente. Tutto è poi demandato all’Autorità Giudiziaria che dovrà disporre nuove ricerche, se le notifiche sono state fatte ad esempio presso il difensore di ufficio e questi dichiari di non aver avuto alcun contatto con l’imputato.

A parte questa premessa, che deve però essere tenuta presente per questo ed altri casi, mi pare che senza alcun dubbio le sue figlie siano indagate per tentato furto. Le sue figlie, insieme all’amica, hanno sicuramente prelevato i vestiti e gli indumenti dagli scaffali cercando di guadagnare l’uscita dal negozio senza pagarli e, essendo stati rinvenuti i beni senza le placche antitaccheggio, appare evidente che volessero rubarli: sicché appare integrato l’elemento soggettivo previsto dalla norma violata dalle sue figlie.

La vicenda deve essere qualificata come tentata e non consumata perché, come ha stabilito la Corte di Cassazione, con sentenza delle Sezioni Unite del 17.7.2014, quando la condotta viene monitorata con appositi apparati di rilevazione automatica del movimento della merce o con la diretta osservazione da parte della persona offesa o dei dipendenti addetti alla sorveglianza, come nel nostro caso, si impedisce “ …la consumazione del delitto di furto che resta allo stadio del tentativo, non avendo l’agente conseguito neppure momentaneamente l’autonoma ed effettiva disponibilità della refurtiva, non ancora uscita dalla sfera di vigilanza e di controllo del soggetto passivo ….”.

Nel nostro caso le sue due figlie sono state seguite dall’ingresso all’uscita (tentata) dal negozio appunto dal personale addetto alla sicurezza ed alla vigilanza e non sono riuscite a portare a termine il proprio intento perché sono state bloccate all’uscita.

Cosa succede ora?

Si formano due percorsi diversi: per la figlia più grande un procedimento penale pendente di fronte alla Procura del Tribunale; per la più piccola di fronte alla Procura del Tribunale per i minorenni.

Quanto alla più grande, ho già detto altre volte della possibilità di ricorrere all’istituto della messa alla prova e rimando a quanto già scritto in altre circostanze; diversamente, potrebbe essere definita con la soluzione di cui all’art. 131 bis C.P., per irrilevanza del fatto.

Quanto alla minorenne, che quindi viene assegnata ad un PM diverso, presso la Procura del Tribunale per i minorenni, il percorso è più o meno il medesimo, nel senso che di fronte al Tribunale per i minorenni da tempo è presente sia l’istituto della messa alla prova che, prima ancora, quello di una sentenza di irrilevanza del fatto.

Il mio suggerimento, però, prima di ogni altra cosa, è quello di provare a tornare dai Carabinieri per chiedere una copia dei verbali che le erano stati consegnati, come genitore della minore, e di quelli dati alla figlia maggiorenne, recuperare il nominativo dei due diversi difensori di ufficio, qualora Ella, per la minore, o sua figlia maggiorenne non abbiate un difensore di fiducia che vogliate nominare, e prendere contatto con gli stessi, per pensare a come cercare di risolvere questa malaugurata iniziativa delle sue figliole.

Avv. Marco Martini *

* Iscritto all’ordine degli Avvocati di Monza dal 1997. Nato a Vicenza e dal 1984 vive a Monza, ha frequentato il liceo classico Zucchi e si è poi laureato presso l’Università statale di Milano. Socio fondatore della Camera penale di Monza, ha conseguito diploma della Scuola di Alta specializzazione della UCPI; iscritto alle liste del patrocinio a spese dello Stato, delle difese d’ufficio, si occupa in via esclusiva di diritto penale carcerario e societario.