Una grande Ferrari e un impressionante Vettel vincono il GP del Canada omaggiando due grandi piloti della Ferrari del passato: Gilles Villeneuve che vinse proprio a Montreal, nel 1978, la sua prima gara mondiale di F1; e Michael Schumacher che, nel 2004, aveva portato la Rossa per l’ultima volta alla vittoria nella capitale del Quebec.
A Montreal, Vettel aveva già vinto nel 2013, con la Red Bull. Ma questa vittoria è stata la sintesi di un week end perfetto, pole position e corsa sempre in testa. Ho definito “grande” la Ferrari perché dopo aver patito un po’ dopo un avvio di mondiale eccellente, ha portato in Canada l’evoluzione del motore con cui aveva cominciato in Australia. La Mercedes porterà la sua evoluzione in Francia e, così, ha dovuto pagare lo scotto: secondo Bottas, quinto Hamilton.
Avevo parlato, dopo la qualifica, di un leggero vantaggio di Vettel. È stato così, anche perché le Hypersoft delle Red Bull non hanno reso quel che la scuderia diretta da Hadrian Newey aveva sperato. Non è riuscuto, in partenza, a Verstappen il sorpasso di Bottas: così l’olandesino non è mai riuscito a trovare lo spunto buono per il sorpasso, mentre Vettel, davanti, faceva gran ritmo.
Diciamo però, tanto per sgombrare ogni parvenza di super competizione, che il GP del Canada è stata la fotocopia di altre gare, senza troppe emozioni, senza sorpassi se non un paio. Una, subito in partenza, con un tremendo urto fra Brendon Hartley e lance Stroll che si è risolto, fortunatamente, con un nulla di fatto per i piloti. Ma sarebbe stata una tragedia se la Red Bull di Hartley,volata in alto di taglio, fosse ricaduta sulla Williams di Stroll capovolta. Lassù, questi ragazzi, c’è proprio qualcuno che li ama!
La seconda emozione è cominciata verso la fine della gara, quando Bottas si è avvicinato sensibilmente a Vettel minacciandogli il primato con un distacco passato da 5”5 a 2”5. I tifosi della Ferrari hanno potuto tirare un sospiro di sollievo quando Bottas, nel tentativo di doppiare la Renault di Hulkenberg a dieci giri dalla fine, è finito sull’erba perdendo due secondi e la possibilità di insidiare la vittoria a Vettel. Una vittoria costruita dal venerdì: con la scelta degli assetti, delle gomme e con la conquista della pole position che, nelle previsioni generali, non era data per scontata. Ho fatto, quindi bene, a lasciar perdere per i miei lettori le libere di venerdì per concentrami sul cronometraggio vero, quello per la pole e quello per la corsa. E i fatti mi hanno dato ragione.
Delle carenze organizzative dell’attuale formula 1 possiamo citare due fatti: la bandiera a scacchi è stata data a Vettel (che ha gridato il solito “grazie ragazzi, grande lavoro”) con un giro di anticipo, doppiando la prima con una seconda sventolata da una popolare super modella canadese; e l’insistenza della regia televisiva nel mostrarci l’attacco di Hamilton a Ricciardo per la quarta posizione al traguardo, ignorando completamente l’attacco di Verstappen a Bottas per la seconda.