Tron usa il 99,9% di energia in meno rispetto a Bitcoin ed Ethereum, secondo un esperto di criptovalut

Il basso utilizzo di elettricità del canale Tron lo rende tra le blockchain più ecologiche, secondo un rapporto pubblicato mercoledì dal Crypto Carbon Ratings Institute (CCRI). Il CCRI è un’organizzazione di ricerca dedicata alla riduzione delle emissioni di carbonio nelle iniziative di criptovalute.

Secondo l’analisi, il processo di consenso decentralizzato proof-of-stake (DPoS) di Tron ha portato a un minore impatto ambientale rispetto ad altri metodi, come il PoW di Bitcoin. I clienti puntano le loro monete native TRX sui nodi, che verificano le transazioni e mantengono in funzione la rete.

La Tron Foundation gestisce e sviluppa la blockchain Tron. Il CCRI monitora più di 20 reti e rilascia valutazioni sulla loro redditività a lungo termine e sull’impatto ambientale complessivo, che diversi dubitatori di criptovalute hanno sollevato.

Le richieste di conferma delle blockchain PoW sono una delle cause principali del loro elevato consumo energetico.

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Per certificare i sistemi PoW, i clienti richiedono un computer o un dispositivo hardware in grado di risolvere complicate sfide computazionali, come la funzione di hashing SHA-256 usata da Bitcoin e Keccak-256 usata da Ethereum, impiegando macchine potenti che richiedono molta elettricità per l’esecuzione, la gestione e il raffreddamento.

Di conseguenza, secondo una passata analisi del CCRI, il sistema blockchain Polkadot ha l’impronta ambientale più bassa, mentre Cardano utilizza annualmente la minore potenza per nodo e Solana richiede la minore elettricità per ogni operazione.

Nel frattempo, il CCRI ha dichiarato che, poiché i sistemi PoS consumano così poca energia, nella loro valutazione si dovrebbero considerare maggiormente altri elementi.

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