L’editoriale del direttore Marco Pirola: “Quando la violenza è l’unica malattia che bisogna curare”

L'editoriale del direttore responsabile Marco Pirola
Editoriale giornalismo - Image by freepik
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Ci risiamo. Ormai essere di turno al Pronto soccorso di un qualsiasi ospedale d’Italia, è un po’ come stare in trincea al fronte. In Donbass o Medio Oriente poco ci manca. Mancano solamente i missili, ma tra poco ci arriveremo. Non sai mai quello che ti può capitare. Ma anche come utente la situazione non cambia di molto. Solamente di poche virgole con risultati identici. Del resto la matematica ce lo insegna. Cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia. La Brianza non fa eccezione. Monza qualche giorno fa stesse identiche scene. Stesse vittime come lo possono essere gli operatori sanitari.

Questo giro è toccato all’ospedale di Vimercate dove un ubriaco ha aggredito un medico di turno. Poi sono intervenute le Forze dell’ordine che hanno riportato tranquillità. Almeno sino al prossimo giro. E’ la decima volta che accade un episodio del genere da inizio anno. Brutti segnali che da qualche tempo attraversano la società e che aumentano la tensione sociale portandola a livelli ormai insostenibili. E’ un autentico bollettino di guerra a cui ogni giorno siamo costretti ad assistere. Certamente le “cure” messe in campo in termini di sicurezza sono solamente un palliativo, spesse volte inutile.

Occorre più presenza di polizia e carabinieri nelle strutture sanitarie riaprendo i presidi anche durante le ore notturne. Le guardie giurate all’ingresso van bene, ma costano e non hanno la stessa efficacia deterrente di un pubblico ufficiale. La società si è “imbarbarita” certamente e quello che accade sulla soglia dei luoghi di cura ne è figlio. Ormai è finito da tempo il periodo degli angeli del Covid che erano medici ed infermieri. Ora al lavoro si va con l’elmetto.