L’editoriale del direttore Marco Pirola: “Monza malata tra camici bollenti e code infinite…”

L'editoriale del direttore responsabile del Cittadino, Marco Pirola, sull'edizione di giovedì 13 novembre 2025.
Editoriale giornalismo - Image by freepik
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A Monza, città di storia, eleganza e automobili veloci, il vero sport estremo è riuscire a prenotare una visita dal medico di base. Senza sentirsi come Totò in “Guardie e ladri” in cerca del dottore della mutua. Quell’epoca in cui il medico era quasi un mito. Riceveva pazienti in un ambulatorio pieno di polvere e tu aspettavi ore con la cartella in mano pregando che ti guardasse almeno una volta negli occhi? Bene, oggi non è cambiato granché. Il mito è diventato leggenda, ma le file infinite, le attese e le scartoffie sono peggiorate.

Code, rinvii e telefoni che squillano senza sosta, il nostro dottore di fiducia sembra un incrocio tra un equilibrista e un supereroe senza mantello. Perché la realtà è questa. I medici di famiglia non bastano, e quelli che ci sono sono così oberati di lavoro che probabilmente hanno dimenticato che anche loro respirano. In fondo, Monza è la città delle eccellenze. Eccellenza nei gelati, nei negozi di lusso, negli eventi culturali… peccato che la sanità di base sembri ancora una disciplina da retrovia. Tra burocrazia, scarsità di personale e un sistema che premia tutto tranne chi cura, il rischio è che il nostro dottore di fiducia diventi una chiacchiera metropolitana. Come il treno che parte in orario o il parcheggio gratis in centro.

Ogni medico a Monza segue circa 1.600 pazienti, una specie di mini-stato con bisogni, richieste e emergenze proprie. Provate a immaginare: una borsa di studio più bassa di quella di altre specializzazioni, montagne di burocrazia, orari che assomigliano a turni da maratoneta e pazienti che, con la migliore delle intenzioni, chiamano anche per sapere se il raffreddore può passare da solo. L’eroismo in camice bianco ormai non si misura in lauree o specializzazioni, ma in resistenza agli appelli telefonici.

L'autore

Marco Pirola fu Arturo. Classe 1962, quando l’Inter vinse il suo ottavo scudetto. Giornalista professionista cresciuto a Il Giornale di Montanelli poi approdato su vari lidi di carta e non. Direttore del settimanale L’Esagono prima e di giornali “pirata” poi. Oggi naviga virtualmente nella “tranquillità” (si fa per dire…) dei mari del sud come direttore responsabile de Il Cittadino.