Se le stime del Comune di Milano sono corrette, il prolungamento della M5 a Monza ha raggiunto livelli di comicità contabile degni di un film di Totò. Tra miliardi, convenzioni ministeriali e promesse infinite, alla fine manca… un solo euro. Sì, avete letto bene: un euro. Non milioni, non spiccioli: un euro. Quello che separa Monza dalla metropolitana lilla e la Brianza dall’orgoglio cittadino. Forse lo troveremo tra i cuscini del sindaco o sotto il tappeto di Palazzo Marino. O più semplicemente durante una raccolta fondi a suon di spiccioli nei bar della città. Il problema, naturalmente, non è questo singolo spicciolo, ma i cento milioni ancora promessi dal ministero delle Infrastrutture, quei fantomatici fondi che devono sdoganare il ministro ai Trasporti, Matteo Salvini. Da mesi vengono annunciati, attesi e sperati come regali sotto l’albero di Piazza Trento e Trieste. E ancora non si sa se arriveranno in tempo per evitare il miracolo contabile più comico della Brianza. Ma, come si dice, meglio un euro vero in tasca che cento milioni in teoria, no?
Il prolungamento della M5, realizzato da MM Spa, costerà quasi due miliardi (precisamente 1 miliardo 884 milioni 990 mila euro, giusto per non sbagliare i centesimi). Fondi statali, comunali e regionali già coprono gran parte della spesa, ma l’extracosto di 586 milioni, eredità del Covid e dei rallentamenti, ha trasformato l’opera in un rompicapo degno di un puzzle di quelli che ti fanno alzare gli occhi al cielo davanti a un caffè. La soluzione, naturalmente, è stata spostare soldi da altri progetti ferroviari. Un po’ dalla M4 a Segrate, un po’ dall’ampliamento del deposito Gallaratese. Insomma, soldi di qua, soldi di là e, alla fine, miracolo dei miracoli, manca solo quell’euro…